lunedì 16 aprile 2012

EXCRUCIATION


Informazioni
Autore: ticino1

Formazione
D.D. Lowinger - Basso
Andy Renggli - Batteria
Marcel Bosshart - Chitarra
Hannes Reitze - Chitarra
Eugenio Meccariello - Voce
Mario "Doombag" Hahn - Chitarra


Oggi ospitiamo Eugenio, uno dei membri fondatori, il cantante, e Hannes, il più giovane membro degli Excruciation. Parleremo del concerto a Milano della settimana passata (24/03/2012) e del più e del meno, gustandoci qualche bicchiere al sole primaverile.

Com’è stato il concerto a Milano? Qual è il vostro bilancio?

Eugenio: È stato magnifico, abbiamo potuto suonare il nostro vecchio materiale, cosa che non abbiamo più fatto da venticinque anni, abbiamo potuto vedere come reagisce il pubblico ascoltando il vecchio mischiato al nuovo; il bilancio è stato molto positivo. I presenti hanno partecipato parecchio in ogni parte del set. Siamo stati anche molto soddisfatti con la presentazione del disco, geniale!


Cosa vi è piaciuto particolarmente, a parte le tre ragazze che sono salite sul palco?

Eugenio: Logicamente il circle-pit, cosa che non vediamo solitamente quando suoniamo il nostro doom, ed è naturalmente interessante vedere come la gente si spacchi i cranî, anche se il massimo sono state le tre ragazze [risate].


Quali esperienze avete portato con voi da quel concerto?

Hannes: La prossima volta che suoneremo in un concerto due scalette così differenti, dovremo avere un concetto, riguardante i pezzi, diverso da presentare pure otticamente in un altro modo, anche se la location non ci avrebbe offerto molte possibilità in questa direzione. Abbiamo pensato che si potrebbe giocare di più con luci ed effetti.

Eugenio: Soprattutto dovremo riuscire a dividere le due parti del set in maniera netta, in modo che per il pubblico sia chiaro che, malgrado siano gli Excruciation ad agire sul palco, si tratti di canzoni da due epoche differenti. Dovrebbe essere come al cinema: finisce il primo tempo, vai a prendere il gelato, torni e poi ti becchi la legnata in faccia.


Una serie di diapositive che rappresenti la cronologia dei pezzi sarebbe magari una possibile soluzione?

Eugenio: Per il venticinquesimo giubileo abbiamo proprio pensato a qualcosa di simile, purtroppo quella data è passata da due anni. Perciò riserviamo l’idea forse per il trentesimo; una tale azione costa parecchio tempo e passione per presentarla con successo. D’improvvisare non ne ho voglia; se faccio qualcosa, deve essere in ordine!


Passiamo ora al vostro ultimo lavoro, "Thorns". Quali sono i punti salienti che lo differenziano dal precedente, "Angel To Some, Demons To Others"?

Eugenio: Hannes! [risate] Eh sì, il cambiamento nel line-up logicamente. Il tutto è comunque più compatto. Quando abbiamo inciso "Angel" eravamo ancora alla ricerca di ciò che avremmo voluto fare e non avevamo ancora un vero concetto e il tutto si è sviluppato in una direzione doom triste e melanconica che non era prevista. Con Hannes abbiamo trovato un ottimo musicista che contribuisce con la passione che avevamo già noi negli Anni Ottanta.


Visto che parliamo del cambiamento di personale... anche Mario è nuovo, o sbaglio?

Eugenio: Sì, ha sostituito José l’anno scorso. José era un membro fondatore del gruppo che ora ha purtroppo poco tempo per occuparsi degli Excruciation. Mario si è offerto e ci siamo detti "dai proviamo". Il vantaggio con lui è che non dobbiamo eseguire nessun cambiamento ai pezzi, poiché si è integrato perfettamente a livello musicale.


Hannes, da come ti conosco, sei un grande fan degli Anni Ottanta. Che sensazione ti dà suonare per un gruppo storico come gli Excruciation?

Hannes: È molto piacevole. Comprendo ora tutto il processo da cui credo siano passati parecchi gruppi dell’epoca, dalla fiamma hardcore molto viva di allora ai tentativi più progressivi degli Amoebix che hanno portato poi al thrash. Abbiamo lavorato a una cover dei Mercyful Fate e ho notato che i suoi riff, variandoli minimamente, si trasformano in thrash o death. È naturalmente magnifico e allo stesso tempo strano suonare pezzi di un disco che è uno o due anni più giovane di me [risate].


Quali sono state le vostre influenze negli Anni Ottanta e cosa vi spinge oggi a comporre canzoni?

Eugenio: Negli Ottanta sono state sicuramente band come Discharge o Exploited e tutta la scena punk, hardcore inglese che ci hanno dato una spinta. Poi conobbi i Venom che mi attrassero verso il metal. Tutto quello che venne prima, non m’interessò; non ero amico di tecnica e di giochini sugli strumenti. L’obiettivo per noi era naturalmente di essere altrettanto brutali e cattivi come i nostri idoli. Erano gli Anni Ottanta... Oggi la musica è diventata per me arte da seguire e non desidero infilarmi in uno scaffale, quello che conta è il momento che ti motiva a produrre doom o black per esempio.

Hannes: I gruppi attuali non m’interessano più di quel tanto, a parte i grandi Reverend Bizarre o i Grand Magus, anche se sono estremi in quello che producono, al contrario della proposta più variata degli Excruciation. Prima ero affascinato da gruppi come Wolf ma ora volgo loro sempre di più la schiena e mi dedico di più ai Settanta con Pentagram e Cirith Ungol.


Nessuno è profeta nella sua patria. Come commentate questo detto?

Eugenio: Assolutamente vero. Non vale solo per noi, anche per gruppi come Samaël o Coroner. La loro risonanza negli Anni Ottanta in Svizzera era molto più ridotta che non all’estero e oggi non è differente. Nessuno qui s’interessa per le nostre vecchie registrazioni ma a quante pare all’estero sì.


Che cosa succede sul cantiere Excruciation? Ci possiamo aspettare un nuovo disco?

Eugenio: Prossimamente incideremo un sette pollici con due versioni cover, per poi dedicarci a un nuovo disco che probabilmente si chiamerà "Ghost". Sono curioso di sapere in che direzione andrà il nostro viaggio. Sicuramente sarà un bel viaggio. Abbiamo iniziato a registrare qualche pezzo, che è forse un poco più svagato di quelli contenuti da "Thorns".


I membri sono tutti coinvolti alla stessa maniera nella composizione dei pezzi?

Eugenio: Siamo una formazione molto democratica in cui ognuno può portare le sue idee, a condizione che siano coerenti col prodotto finale e ognuno è libero di NON contribuire. Ogni tanto capita; non si può, per così dire, schiacciare il bottone "creatività" e tutto esce. La creatività c’è adesso o no. Per ora sembra che siamo Hannes ed io a dettare legge, ma nel giro di qualche mese tutto potrebbe cambiare, non si sa mai.


Il connubio con la FOAD Records è stato solo per una pubblicazione o pensate di combinare altro?

Eugenio: Se "The Last Judgement" avrà abbastanza successo, abbiamo pianificato di pubblicare con questa etichetta anche "Prophecy Of Immortality" su vinile, come volevamo già fare negli Ottanta, per poi magari suonare qualche concerto verso la fine dell’anno, forse con qualche gruppo americano o europeo dell’epoca.


Devo ammettere con vergogna che non sono proprio fanatico di doom. In Svizzera esistono gruppi che mostrano tutte le facciate del genere. Come giudicate voi la scena locale?

Hannes: La Svizzera di lingua francese è sicuramente più solida e offre una buona quantità di formazioni piuttosto piazzate nel settore hardcore, post-doom. Nella Svizzera di lingua tedesca è più difficile. Ci sono forse dieci band attive. Parlando con gente tedesca, ho sentito lamentele a proposito di mode riguardanti il genere. In Svizzera non ho notato nulla di tutto questo. Nel doom locale si potrebbe fare molto di più, il tutto è molto piccolo. Un nostro amico che organizza annualmente il grande festival Stone Of Doom ci disse di perderci finanziariamente ogni volta. È completamente diverso da quello che succede nel black. Lì c’è una comunità molto legata e organizzata che offre concerti a catena. Nel doom il tutto è molto più difficile.


Giro parecchio in Svizzera e noto che non c’è solo il divario fra le regioni di lingua tedesca e francese ma anche il Gottardo che divide l’italianità dal resto. I concerti col loro pubblico sono sempre differenti come le regioni in cui hanno luogo.

Hannes: Sì, è così. In Svizzera tedesca ci sono parecchi concerti che attirano però poco pubblico, poco entusiasta per giunta. Ho un paragone diretto: ho visto i Pentagram all’Hammer Of Doom Festival di Würzburg in cui sembrava di essere a un concerto pop. Il pubblico conosceva ogni parola, ogni strofa. Più tardi a Winterthur (vicino a Zurigo, ndr.), durante lo stesso tour, si presentarono circa cento persone poco interessate. Sono stato ora per la prima volta a suonare per un pubblico di lingua italiana e ne sono stato entusiasta. La Svizzera Tedesca è definitivamente debole da questo lato.

Eugenio: Il problema è che c’è sempre più offerta e sempre meno qualità. La gente si chiede se andare oggi al concerto oppure un’altra volta. Oggi si può magari guardare Il Grande Fratello e forse la settimana prossima un gruppo. Il pubblico esce sempre meno per un gruppo o per la musica ma sempre più tanto per incontrarsi a una manifestazione qualunque, quale non conta più.


Può essere che dopo gli scarichi da Internet arrivi anche l’apatia e il déjà-vu dei video Youtube?

Eugenio: Certo, un gruppo perde fascino se puoi vederlo su video. Magari la qualità è cattiva, quello che lo guarda dice "carino, ma non devo vederli live per forza". Invece magari al concerto lo stimolo è un altro e forse la stessa persona li troverebbe geniali.


Una domanda diretta particolarmente a Eugenio... una volta mi hai procurato la demo dei Reactor zurighesi. Credi che alcune vecchie perle (fine Ottanta, inizio Novanta) del metallo svizzero debbano finalmente essere riscoperte e presentate al pubblico sotto forma di vinile o CD?

Eugenio: Subito! Soprattutto alla fine degli Anni Ottanta c’erano parecchie buone band come appunto Reactor, Moribund o Silent Death che erano musicisti geniali come lo era la loro musica. Allora erano anche abbastanza conosciuti localmente. Il problema è che molti di loro avevano sogni che non si realizzarono e lasciarono poi perdere il tutto agli inizî degli Anni Novanta, anzi, molti di loro non vogliono più avere a che fare col metal in generale. In Svizzera non siamo ancora arrivati a quel punto di apprezzamento. La ricerca di tali perle richiede parecchia passione, disciplina e tempo. In Italia abbiamo la FOAD Records, in Germania l’High Roller Records che pubblicano lavori di vecchia scuola. In Svizzera manca tutto questo, forse perché la gente è troppo viziata. Potresti farlo tu... [risate]


Avete qualche cosa da dire al pubblico italiano?

Eugenio: Torneremo in Italia appena possibile! Io spero che la prossima volta ci siano più persone presenti; daremo gas come mai prima. Come italiano mi sta a cuore raggiungere più pubblico in Italia, mi fa più piacere che non in Svizzera. Spero che coloro che ci hanno visto parlino di noi e della nostra prestazione. Il primo passo l’abbiamo fatto. Che la voce si sparga!

Hannes: È stato bellissimo a Milano e abbiamo preso gusto a suonare da voi e dobbiamo tornare!

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