lunedì 28 novembre 2011

SÓLSTAFIR - Svartir Sandar


Informazioni
Gruppo: Sólstafir
Titolo: Svartir Sandar
Anno: 2011
Provenienza: Reykjavik, Islanda
Etichetta: Season Of Mist
Contatti: Sito - Facebook - Myspace
Autore: Bosj

Tracklist
CD 1 "Andvari"
1. Ljós í Stormi
2. Fjara
3. Þín Orð
4. Sjúki Skugginn
5. Æra
6. Kukl

CD 2 "Gola"
1. Melrakkablús
2. Draumfari
3. Stinningskaldi
4. Stormfari
5. Svartir Sandar
6. Djákninn

DURATA: 77:24

Di acqua sotto i ponti negli ultimi dieci anni in casa Sólstafir ne è passata tanta, tantissima; se non fossimo certi del contrario, diremmo che quello di "Í Blóði Og Anda" (2002) era un altro gruppo. Invece sono sempre loro, i soliti quattro Islandesi che ci hanno abituati a piccoli, inclassificabili capolavori.
La miscela di elementi black (ormai pressoché del tutto spariti), stoner, psichedelici, progressivi e quant'altro continua a rendere impossibile la precisa descrizione del genere proposto dal quartetto; basti sapere che il risultato è qualcosa di innegabilmente bello.
Avevamo lasciato la formazione due anni e mezzo fa con un disco densissimo ed estremamente "sludgy" quale era "Köld", la ritroviamo oggi a proseguire sullo stesso percorso, ma seguendo linee di sviluppo sempre nuove ed imprevedibili.
"Svartir Sandar" è infatti tanto la naturale prosecuzione del discorso inaugurato ormai più di un lustro fa con "Masterpiece Of Bitterness", quanto una nuova tappa raggiunta da un gruppo in costante fermento creativo. Non è un caso che questo nuovo sforzo sia un doppio album: i quasi ottanta minuti del disco sono un fulgido esempio di come, in mani capaci, la lunghezza non sia affatto un limite, bensì un valore aggiunto. La prima parte del lavoro, "Andvari", maggiormente incentrata sulla psichedelia, su momenti delicati e lontani dall'immaginario estremo, ci mostra una band dalla sensibilità innata e dalla grandissima emotività, che trova poi in un lungo brano come "Fjara" l'ottimo supporto della cantante Rebekka Kolbeinsdóttir (anche protagonista del clip della canzone su cui il gruppo sta lavorando proprio di questi tempi) a consacrare una delle migliori composizioni del combo di sempre. Nella seconda metà, "Gola", abbiamo invece un'impostazione più rock e più epica, di cui la titletrack è perfetta summa. La differenza di atmosfera tra le due parti tuttavia non è netta, ma perfettamente naturale ed amalgamata: non è quindi raro avere a che fare con momenti più "spinti" lungo brani di "Andvari" ("Æra") o viceversa più lenti durante "Gola" (la conclusiva "Djákninn"), con la voce di Aðalbjörn a fare da traino in qualunque situazione.
Insomma, spontaneità e comunicatività la fanno da padrone rispetto ad un qualsiasi schema razionalizzato, e ancora una volta non possiamo che ringraziare Guðmundur (persona disponibilissima anche per corrispondenza, sottolineo), Sæþór, Svavar e Aðalbjörn.
Ora speriamo solo di vederli dal vivo e da headliner dalle nostre parti, che ai grandi festival in giro per l'Europa non è la stessa cosa.

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