lunedì 23 maggio 2011

HYPERBOREAN - The Spirit Of Warfare


Informazioni
Gruppo: Hyperborean
Anno: 2011
Etichetta: Abyss Records
Contatt: www.myspace.com/hyperboreanofficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Channelling The Spirit Of Warfare
2. Weapon Mankind
3. Viper
4. The Last Stand Of Leonidas And The Battle Of Thermopylae
5. A New Sun Rises
6. Killing Grounds
7. The Sick Man Of Europe

DURATA: 47:52

La band black metal degli Hyperborean dopo tre demo pubblica finalmente il debutto "The Spirit Of Warfare" sotto Abyss Records, la musica sembra uscita dagli anni Novanta della scena nazionale a cui appartengono mixata con un pizzico e più di Norvegia, è quindi retrò, gelida e melodica come il Nord Europa ha insegnato, non ci sono innovazioni ma un rispetto forse sin troppo canonico del genere.
Tutto nel platter riconduce a più formazioni che non avrò neanche bisogno di citare in quanto una volta messo su vi verranno in mente, fra cui un riffato ultramelodico capace di alternare la prestanza più classica del black veloce e d'impatto a ritmiche death/thrash spaccaossa, nulla che possa realmente impressionare un ascoltatore di lungo corso ma che al tempo stesso garantisce vari appigli a chi allo stile richiede prove meno laccate e più spontanee.
I brani vantano cambi di tempo azzeccati, splettrati velocissimi, acustiche piazzate al momento adeguato, ricami tastieristici eleganti e cullanti che agevolano lo svilupparsi del sound in direzione epica permettendo loro di guadagnare punti con l'aumentare degli "on air", pezzi quali "Weapon Mankind" e "The Last Stand Of Leonidas And The Battle Of Thermopylae" racchiudono in sè il meglio della proposta che gli svedesi sciorinano a più riprese, replicano poi con minor effetto ma discreta qualità in episodi come "Viper", "Channeling The Spirit Warfare" e "The Sick Man Europe".
Il problema vero di un album come "The Spirit Of Warfare" è che, pur avendo una produzione abbastanza buona e una tracklist che in fin dei conti si difende bene, manca purtroppo di quella spinta e quel traino che portino a un livello superiore il complesso.
Ci troviamo quindi di fronte a un lavoro che pur risultando molto gradevole sotto tutti i punti di vista, osservante con rispetto la natura black dalla quale decide di attingere sapientemente, non trova completamente il modo di riversarla con la corretta espressività su chi si cimenta nell'ascolto.
La formazione svedese è di quelle che di sicuro non dispiacciono una volta inserite nello stereo, svolge il proprio compito senza strafare, il disco in questione è una base da cui prendere spunto per solidità e composizione, in futuro però, sperando non passi un'altra decade per poterli rivedere all'opera con un full, ci vorrà un po' di personalità e ardore che fuoriescano prepotenti dai brani per garantire quel quid in più adesso non pervenuto.
Consiglio comunque agli amanti delle sonorità melodiche di inserirli nel lettore, potrebbero riscontrare più di una caratteristica pronta a solleticare l'interesse.

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