lunedì 29 novembre 2010

ABORYM - Psychogrotesque


Informazioni
Gruppo: Aborym
Titolo: Psychogrotesque
Anno: 2010
Provenienza: Italia
Etichetta: Season Of Mist
Contatti: myspace.com/aborym666
Autore: Akh.

Tracklist
1. Psychogrotesque I
2. Psychogrotesque II
3. Psychogrotesque III
4. Psychogrotesque IV
5. Psychogrotesque V
6. Psychogrotesque VI
7. Psychogrotesque VII
8. Psychogrotesque VIII
9. Psychogrotesque IX
10. Psychogrotesque X

DURATA: 48:56

Gli Aborym tornano finalmente dopo quel capolavoro che è stato "Generator" con questo "Psychogrotesque", che sulla carta essendo un concept svolto in una suite si pone immediatamente su un livello artistico estremo e da seguire con attenzione.

Non sono mai stati il classico gruppo BM, quindi è inutile ascoltare le voci di corridoio che ci parlano di un ulteriore allontanamento da quei lidi e dal suo mainstream di ragazzini pentacolati; lavori come "Kali Yuga Bizarre", "Fire Walk With Us", "With No Human Intervention" e "Generator" si pongono da soli oltre tutto e tutti in quella landa suprema che è regno di pochi, dove risiede solamente l'Azione pioniera. Comprenderete quindi immediatamente come la mia attesa fosse carica di infinite aspettative.

Certo che attendere per poi ritrovarsi di fronte degli "scrausi" mp3 senza nessuna informazione né grafica (solamente a me il tizio raffigurato in copertina ricorda Satyr?) è assolutamente limitante per trattare un album ambizioso come questo, in più la divisione in tracce comporta le seguenti cose:
- primo, divide il concetto di suite e quindi non fa apprezzare l'evoluzione del pezzo, rendendo il tutto un "semplice" album classico diviso in singole canzoni;
- secondo, toglie proprio uno dei punti di forza del concetto di suite, ovvero l'essere un'opera unica in se stessa e quindi assorbita nel suo intero, così diviene un contesto più ammorbidito, di facile presa, anche maggiormente commerciale, poiché favorisce un utente ignorante (abusandone perfidamente), che si limita a scegliere la singola parte invece di calarsi all'interno dell'esperienza di "Psychogrotesque". Facendo un parallelo con un altro album storico quale "Crimson" degli Edge Of Sanity, quest'ultimo era la via da seguire.

Ok, addentriamoci nelle sale musicate e andiamo a visionare come una "mosca" i mendri di questo lavoro, dove la follia è indicata immediatamente come elemento di fastidio, negatività ed emarginazione sociale.

La produzione evidenzia chitarre compatte e secche, ma al contempo robuste e passionali, assistite da suoni di tastiera al confine con situazioni da club (l'altra passione musicale di Malfeitor Fabban), riferimento che sicuramente si percepirà in maniera manifesta in "Psychogrotesque III", "Psychogrotesque V" e in parte in "Psychogrotesque VIII"; quest'ultima è una hit da party a tutti gli effetti. Ci sono quindi tutte le possibilità che divengano futuri "singoli" in serate in cui donzelle "gotiche" e "raver" si prendono a braccetto per sudare le loro tossine dentro maglie sintetiche. La molteplicità di livelli di questo lavoro però spazia anche attraverso la surreale narrazione presa in prestito dal Conte di Lautréamont nella quarta parte, in cui la musica e la voce cruda esprimono al meglio la visionarietà e l'attacco che la follia nella sua "perfidia" sfodera verso il "Creatore" e "l'Uomo".

Si passa da chitarre schizofreniche, pur se le bordate a tutto regime non mancheranno, a sezioni di indiscussa atmosfera (di cui la settima parte è degna rappresentante), fino al solito prodigioso lavoro di batteria di Mister Faust, il tutto però riuscendo ad amalgamare soluzioni dotate di suoni freddi e cinici ad altri frenetici e "sudaticci", che rimandano indubbiamente ai labirinti della psiche, a labirinti quindi umani. A mio avviso infatti questo è il lavoro più umano fin qui realizzato da questo "Satana", nonostante l'influsso dell'elettronica sia forse il più massiccio e carico della discografia, basti sentire la chiusura della decima parte (la traccia fantasma) per percepirne l'importanza vitale in tutto questo contesto.

"Psychogrotesque" varia come gli umori altalenanti di uno schizofrenico, senza però raggiungere i vertici di "With No Human Intervention", quindi fieramente liberi, ma condizionati dalla stessa natura psichico-neurale, chiudendo un ideale cerchio all'interno comunque di una logica musicale; ne sono lampante dimostrazione i molti ospiti che si prodigano a rendere acido e al contempo umano questo concept (non casualmente è da menzionare pure la citazione presa da "Human Abstract" di William Blake), che forse si riavvicina proprio per questo a qualcosa che avvertii in "Kali Yuga Bizzarre", nonostante il contesto sia assolutamente e totalmente differente. La cosa affascinante comunque è l'idea che nasce: questa feroce critica all'Uomo, tramite la lente incrostata che è la "malattia", si tramuta in una alienazione marcescente di una visione indubbia di cio che è "dio" nella sua gnostica "creazione".

Se è vero che questo album si allontana da un certo movimento di ragazzini ultra "grim and true" che gironzolano fieri con le loro t-shirt dei Darkthrone, è anche vero che però si avvicina moltissimo ad alcune donzelle rivestite di lucido lattice... E se nonostante questa critica vi dicessi che acquisterò sicuramente questo album e che per lungo tempo girerà nel mio stereo, voi che rispondereste? Io affermerei che sono i misteri di una... Psiche Grottesca, tornando a ronzare per sale senza tempo.

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PROSPERITY DENIED - Go For Progress


Informazioni
Gruppo: Prosperity Denied
Anno: 2010
Etichetta: Refused Records
Contatti: www.myspace.com/prosperitydenied
Autore: Mourning

Tracklist
1. Cumshot Of Reality
2. Crusadör
3. Wasabi Overdose
4. Sluxxx
5. Homo Apparatus
6. 731 Guinea Pigs
7. Go For Progress
8. Nekropolis
9. Tanks & Flowers
10. She Came From The Sewer
11. Dawgs Of War
12. Ich Werd’ Zum Kinski
13. Concrete Tsunami
14. The Space Jockey

DURATA: 43:38

Sono un trio proveniente dall'Austria i Prosperity Denied, non conosco l'album di debutto della band ma posso assicurarvi che il nuovo "Go For Progress" è una divertente mazzata a capocollo che unisce del buon death/thrash dal tratto melodico a sfuriate hardcore/grind di una violenza elementare.
I quasi quarantacinque minuti del disco sembrano una rivisitazione di Defleshed e The Crown con le ultime influenze citate antecedentemente a diversificare un flusso sonoro che si diletta a scaricare rabbia e pura adrenalina all'interno di composizioni cariche di impatto, risulta davvero semplice farsi trasportare dalla naturale espressione priva di fronzoli di brani come "Wasabi Overdose", "She Came From The Sewer" e "Concrete Tsunami".
Il groove insito in una "Homo Apparatus" o la solistica in stile Tarvonen che fuoriesce prorompente in "Dawgs Of War" non fanno altro che invogliare all'ascolto di un platter che scorre liscio, non ha ostacoli se non quello di cadere alle volte in fasi che tendono a rendere magari sin troppo omogeneo il trascorrere dei minuti con scelte prevedibili ma che non impediscono di sicuro una salutare scapocciata, cosa che anche la titletrack "Go For Progress" "consiglia" vivamente di mettere in atto durante il proprio svolgimento.
La produzione è veramente bella, il suono delle chitarre in particolare è fantastico e da una profondità e potenza allo sviluppo dei vari episodi determinanti sia in fase di riffing, sia quando gli assoli si fanno strada, altrettanto valida è la prestazione strumentale del trio che pesta, macella, si ritaglia le aree dedite al melodico e non da ultima una prova vocale massiccia che alterna growl e fasi hardcore dure come la pietra.
Sono rimasto felicemente sorpreso dall'incontro musicale con questa band, sinceramente spero non mi deluda il primo capitolo da loro sfornato "Consciouness" datato 2007, per ora continuo a rimetter su "Go For Progress" consigliandolo vivamente a chi apprezza le due realtà citate, vedrete che le divagazioni in altro territorio non vi porteranno fastidio risultandovi alquanto goderecce.

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FINAL STAGE - Game Over


Informazioni
Gruppo: Final Stage
Anno: 2010
Etichetta: Fs Music
Contatti: www.myspace.com/finalstage
Autore: Mourning

Tracklist
1. Game Over
2. Lady Of Pain
3. The Burden
4. Veil Of Judgment
5. As the Empire Falls
6. Rise Again (2010)
7. The Heretic (Live)
8. Open Your Eyes (Live)
9. Lady Of Pain (Live)
10. Infidel (Live)
11. Gods Of War (LIve)

DURATA: 40:37

Tornano a farci visita i Final Stage, la formazione canadese di heavy/thrash, di cui avevo recenisto il debutto "Through The Mirror" e che quindi troverete in archivio, ha finalmente rimesso fuori la testa dando vita al successore intitolato "Game Over".
Il platter ha in realtà solo sei tracce nuove, la seconda parte è infatti dedicata all'esibizione live effettuata nel luglio di quest'anno.
Il trio composto da Brandon Wright (chitarra e voce), Josh Kurkjian (basso) e TJ Dowhaniuk ( batteria) ha irrobustito il proprio repertorio, le canzoni sono evidentemente più thrashy rispetto al passato non rinnegando le influenze di act storici come Accept e Priest che continuano a venire a galla arricchendo e facendo in modo che possano interessare anche agli incalliti ascoltatori del classic più rigoroso, l'esempio lampante viene regalato dalla hit del disco "Lady Of Pain" robusta e condita da quel flavour eccitante che solo l'heavy d'annata è capace di fornire, punto che ha in comune con una "Veil Of Judgement" che sembra uscita a tutti gli effetti dal periodo d'oro del genere, spingendo maggiormente sull'acceleratore con "As The Empire Falls" dove il lato thrashy viene evidenziato e ci s'imbatte in una "Rise Again" a cui viene data una nuova chance d'incontrare l'orecchio dell'ascoltatore dato che è una delle canzoni facenti parte del debutto di cui mantiene viva la verace consistenza.
Come accennato all'inizio dall'episodio occupante la settima posizione in lista si ha a che fare con una proposta live, in questo lotto si riscontra la presenza di "The Heretic", una di quelle che avevo citato fra le migliori di "Through The Mirror", uno fra i primi brani da loro composti, "Open Your Eyes" dalla cadenza maideniana contenuta nel primo ep "Flight Of The Phoenix, la cover dei Titanic, "Gods Of War", canzone che a quanto sembra deve avere anche un forte legame affettivo per la band tanto da volerla riproporre in sede on stage e la già citata "Lady Of Pain" che si lascia godere anche in quest'ambito.
I Final Stage dimostrano la reale maturazione di tre ragazzi (supportati nelle prove dal vivo dal bassista Neil Tupling) pronti magari a finire sotto mani esperte e a portare a casa un contratto (e le label dove stanno?).
Con questo "Game Over", prodotto veramente bene per quanto riguarda i suoni, non hanno fatto altro che confermare le aspettative e reclamare attenzione visto che il loro momento è arrivato, non resta che supportarli comprando il disco.
Appassionati delle sonorità classic e non fatevi sotto.

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DEAFEST - Earth Turned Skyward


Informazioni
Gruppo: Deafest
Anno: 2010
Etichetta: 9th Meridian Records
Contatti: www.myspace.com/deafest
Autore: Mourning


Tracklist
1. Aspen Against Pines
2. Bighorn Slopes
3. Alpine Tundra
4. Light Rain
5. Willows Engulf The Stream
6. Red Sandstone Cliffs

DURATA: 37:43

Il duo americano dei Deafest è attivo dal 2006 con un bagaglio di un paio d'album già incisi e vari split con realtà quali i connazionali Dunkelheit e gli inglesi Livimørket. Chase (chitarra e basso) e Brett (batteria) sono le menti che stanno dietro il monicker e che hanno da poco rilasciato il terzo disco intitolato "Earth Turned Skyward".
Il black metal a cui si appigliano e s'ispirano compositivamente è di stampo naturalistico, fortemente influenzato da una visione miscelante partiture rudimentali ed elementari ad atmosfere dilatate che per arrivare all'apice della propria intensità rifiutano il supporto ritmico tendendo all'ambient.
Una carta importante giocata dai musicisti sono le melodie spesso taglienti e gl'inserti strumentali improvvisi che acuiscono un senso di malinconia andante come avviene in "Bighorn Slopes" con le poche ma significative note di pianoforte.
La vena post - rock oriented di formazioni quali Lantlôs e Svarti Loghin attraversa le tracce, non ha la stessa intensità o fervore compositivo di quei nomi ma inserita in un contesto che offre anche momenti spigolosi fa sì che diventi fruibile e in certi attimi ne particolareggia il vivere, l'inizio lievemente acustico di "Alpine Tundra" sommerso da una disturbata e ossessiva chitarra distorta e che verrà messo totalmente di lato per far spazio a una furia battente a più riprese n'è un esempio.
Le pause ridondanti e pulite servono solo da momentanea e illusoria quiete interrotta da un drumming martellatamente ritualistico in certe occasioni.
Ogni canzone è un grosso, pesante e rotolante macigno, le dinamiche di batteria spesso non troppo varie e una scelta di sound che "pare esser privo" di voce inghiottita completamente, cosa che in più di una circostanza non permette un pieno sfogo alle sferragliate più concitate, penalizzano i brani, penso a "Willow Engulf The Stream" che con la sua imponente mole avrebbe trovato in una voce classicamente black accoppiata con una di stile Ved Buens Ende recitativa/delirante un'arma non dico perfetta (magari ad altri verrà in mente una proposta più centrata della mia) ma affascinante da porre su questo tipo di basi che fanno del primordiale quanto del sensoriale due aspetti fondamentali su cui poggiare il resto.
I suoni naturali della strumentazione sembrano in certi casi registrati in presa diretta, riferimento soprattutto a una batteria bella da sentire ma che alle volte risulta ingombrante, l'uso dei cimbali, anche quando continuato, è ben fatto ma il volume è sin troppo alto.
"Earth Turned Skyward" è un disco dai buoni risvolti ma che a tratti sembra perda contatto con ciò che vuole esprimere, fosse stato maggiormente affinato e inquadrato nel presentare il mood cangiante di cui è in possesso avrebbe avuto vita più semplice e resa più elevata, ciò non toglie che un ascolto a un esemplare di questo stile lo si debba concedere, provare in fin dei conti non costa davvero nulla.

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NIMBATUS - Cyclus Two


Informazioni
Gruppo: Nimbatus
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/nimbatusmusic
Autore: Insanity

Tracklist
1. Call Of The Abyss
2. Incubus' Shadow
3. Breathing The Woods
4. Tormented
5. On The Run
6. Dismembered Faith
7. The Great Architect
8. The Light And The Darkness

DURATA: 41:54

Siamo al secondo capitolo del progetto Nimbatus (qui potete trovare la recensione del primo: http://aristocraziawebzine.blogspot.com/2010/11/nimbatus-cyclus-one.html), con "Cyclus Two" la one man band tedesca ci propone otto brani che seguono lo stile del precedente lavoro, non ci sono particolari novità nel sound ma non è una cosa importante quando le tracce sono piacevoli e sanno coinvolgere l'ascoltatore.

Basterebbe già la prima "Call Of The Abyss" per rendersi conto che questo ragazzo ha ancora molto da dire; la chitarra solista continua a ricoprire il ruolo principale e lo fa benissimo a dir poco, l'assenza di una voce non si fa sentire troppo anche se a (molto) lungo andare i meno resistenti potrebbero avvertire leggeri sintomi di noia. Fortunatamente la varietà del disco combinata alla bellezza delle singole composizioni combatte questo problema alla grande, Nimbatus sembra essere pienamente cosciente di questo ostacolo e lo si nota dal modo in cui inserisce passaggi più tranquilli e atmosferici a spezzare il ritmo di quelli più propriamente Metal. Le ritmiche, soprattutto in questi frangenti, sono ancora una volta studiate e mai banali, il che rende anche il lato più duro del sound un modo per sfuggire al nemico chiamato monotonia. Altro aspetto importante sono le influenze che qua e là fanno capolino, in "Breathing The Woods" ad esempio ci troviamo di fronte a riff vagamente blueseggianti, "On The Run" invece assume tratti medio-orientali; al contrario, altri brani quali "Dismembered Faith", con un riff da brividi, e "Tormented" suonano in pieno stile Nimbatus.
Se dopo il primo lavoro potevamo avere qualche dubbio, ora abbiamo la conferma che Nimbatus è un progetto con molte potenzialità; il suo unico limite è l'assenza di un vocalist che renderebbe la proposta più fruibile, ma c'è anche da dire che questo tedesco sa come aggirare il problema e i risultati sono molto soddisfacenti. Chi ha apprezzato il debutto amerà anche "Cyclus Two", tenete d'occhio questo ragazzo.

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MULCIBER ZERSTORER - Death From Above


Informazioni
Gruppo: Mulciber Zerstorer
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/mulciberzerstorer
Autore: Mourning

Tracklist
1. Day Of Reckoning
2. Firewhiskey Firebomb
3. Dark Mark Burn
4. Inferi Undead Army
5. Seven Cursed Potter
6. Slytherin Girl
7. If We Won...
8. Filch Is A Filthy Squib
9. Et Tu, Karkaroff
10.Laura Mallory Is Not A Wizard Rocker
11.Death From Above

DURATA: 15:40

E' divertente apprendere da dove le formazioni attingano per arrivare a comporre la propria musica, quando ho ascoltato i pezzi sullo space dei Mulciber Zerstorer, semplici, divertenti e caciaroni mi decisi a contattarli.
Nella mail di risposta dove m'indicavano bandcam.com quale indirizzo per entrare in possesso del lavoro "Death From Above" in free download, si defiscono una heavy wizard rock band e per chiarirvi il concetto vi copio le parole esatte inviatemi:

"We are a wizard rock band, meaning all of our lyrics are based on the Harry Potter books. There weren't any heavy wizard rock bands, so we wanted to make one".

C'è anche da dire che il quartetto sulla pagina myspace evidenzia chiaramente che le band che seguono sono alquanto disparate, troverete i classici Napalm Death, Carcass, Terrorizer accompagnati da gente come Soilent Green, Isis, Spinal Tap, Agoraphobic Noosebleed e Helmet, un calderone ampio che si riflette su composizioni mordi e fuggi (tutto il disco dura quasi sedici minuti) che vanno a destra e manca senza pensarci troppo fregandosene di seguire talvolta una logica prestabilita e lasciando che il flusso prenda un po' direzione propria.
La base del sound è per lo più un death/grind alquanto elementare come costruzione che a seconda delle tracce prende connotazioni più thrash, altre che invertono invece la tendenza abbassando i ritmi puntando a soluzioni quasi doom, cosa che potrete notare in episodi
quali "Seven Cursed Potter" e "Slytherin Girl", atmosfere scure si fanno strada in una incalzante "Et Tu, Karkaroff" e un sound quasi da rocker in "Laura Mallory Is Not A Wizard Rocker" che ricorda Stiltskin (sì quello della pubblicità dei Levi's Strauss).
Ci sono dei momenti gradevoli, se decidessero in futuro di dare una quadratura più incisiva ai brani e una voce con un risalto più evidente che evitasse di mettere in mezzo un cartone animato "incazzato" potrebbero venir fuori album anche di un certo spessore dato che strumentalmente non se la cavano per nulla male.
Se amate la caciara e avete bisogno di un disco che in breve tempo vi ridia un minimo di carica, "Death From Above" per una scapocciata intensa i suoi attimi validi li possiede, provatelo.

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SLOUGH FEG - Animal Spirits


Informazioni
Gruppo: Slough Feg
Anno: 2010
Etichetta: Cruz Del Sur
Contatti: www.myspace.com/sloughfeg
Autore: Mourning

Tracklist
1. Trick The Vicar
2. The 95 Thesis
3. Materia Prima
4. Free Market Barbarian
5. Lycanthropic Fantasies
6. Ask The Casket
7. Heavyworlder
8. The Tell-Tale Heart
9. Kon-Tiki
10. Second Coming
11. Tactical Air War (feat. Bob Wright Of Brocas Helm)

DURATA: 38:38

Non ci si attendeva un ritorno così rapido degli Slough Feg sulla scena, si pensava al 2011 come anno d'uscita per "The Animal Spirits", ecco invece che prima che questo 2010 sia finito ci troviamo fra le mani un nuovo album di pacca e che per l'ennesima volta rimescola le carte in tavola.
Mike Scalzi e soci evidentemente non appagati da un gran bel disco come "Ape Uprising", si son rimboccati le maniche e via di getto nel creare altre undici chicche da offrire al seguito che da anni ormai li supporta.
Il metal proposto dalla formazione statunitense è talmente retrò che spesso e volentieri ha teso la mano più alla parte hard'n'heavy che a quella propriamente ed esclusivamente metallica, sfruttando quella che è realmente la primordiale nascita di uno stile che ha dato vita al movimento più bello e ricco di spunti del panorama metal: la NWOBHM.
Questo "The Animal Spirits" si muove in tale direzione e così se i Thin Lizzy sono stati fonte d'ispirazione per uno degli act capostipiti di quel movimento, i Maiden, si può notare come entrambe le formazioni facciano parte integrante del sound in una "95 Thesis" che omaggia i primi svelando il lato più legato alle tradizioni popolari e nello strumentale "Materia Prima" chiaramente di matrice devota allo stile di Harris e compagni.
Non mancano prestanza ed enfasi, chiedete a una "Trick The Vicar" e "Heavy Worlder", la risposta sarà alquanto eloquente, l'aspetto naturalistico di stampo folk è vivido in una "Kon-Tiki", il viaggio a ritroso nelle sensazioni musicali e temporali prende una forma palesemente ampia e avvolgente nel duo centrale "Free Market Barbarian"-"Lycanthropic Fantasies" con una "Ask The Casket" a seguire dai toni emozionati da narratore che intorno al fuoco svela ai più giovani di ere andate e affascinanti.
La capacità di donare brividi e sussulti all'ascoltatore attorniandolo di elementi sempre diversi eppur non così sconosciuti a chi segue il genere da un po' non è qualità da tutti, la formazione con la semplicità segna quel centro che troppo spesso viene mancato da molti per una tendenza a complicarsi notevolmente la vita perdendo della spontaneità che ha fatto grande e solidamente vivo dopo oltre trent'anni l'heavy metal.
"The Tell Tale Heart" sposta il tiro verso il sound del sud Usa con tonalità decisamente bluesy e a chiudere, tanto per non monotonizzare l'incedere, come sorprendere ancora chi è all'ascolto? Non è molto difficile, almeno non per loro, prima ci s'imbatte in "Second Coming", una ballad coinvolgentemente melancolica, da "buona compagnia" con un bel tramonto a far da cornice e in seconda e conclusiva battuta una frenetica, irruente "Tactical Air War" ci saluta con la partecipazione di Bob Wright dei Brocas Helm a rendere ancor più interessante questo già di per sè grande album.
Come tutte le cose davvero buone "The Animal Spirits" ha bisogno dei suoi tempi per entrarvi in testa, cresce a dismisura dopo ogni giro nello stereo non lasciando momenti scoperti e invitandovi gentilmente a farsi godere con la calma e pazienza dovuta per far sì che le sfumature vi siano chiare, ennesimo colpo riuscito.

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URAL - Demo 2010


Informazioni
Gruppo: Ural
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/uralband
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. The Day After
2. Psychoviolent Abortion
3. Zombie In The Desert
4. Reflection Of Anger

DURATA: 13:42

Sono sempre più convinto che nell'underground italico si muovano spesso delle buone realtà che tentano di emergere mettendo l'anima in ciò che suonano. Il trio torinese degli Ural rientra in questa categoria. Il loro primo demo autoprodotto mette in mostra una buona dose di energia e di capacità nell'unire hardcore e thrash metal, trovando la giusta calibrazione tra i vari elementi.
La opener "The Day After" dall'attacco molto "slayeriano" (mi ha ricordato immediatamente una celeberrima "Angel Of Death") e "Reflection Of Anger" sono chiare dimostrazioni di come la radice thrash sia ben ancorata tra le maggiori influenze di questi ragazzi. Viene invece rilevata maggiormente la vena hardcore negli altri due brani "Zombie In The Desert" e "Psychoviolent Abortion"; proprio quest'ultima ha goduto della mia particolare attenzione grazie a un inizio di basso decisamente interessante e un pregevole e melodioso assolo che termina laddove riprende le redini la rabbia controllata che i nostri sono in grado di trasmettere.
Proprio da qui parto per un'analisi strumentale: i tre dimostrano di avere una buona coscienza di ciò che suonano e la mettono in pratica attraverso una buona prestazione dietro i propri strumenti. Il drumming è preciso e calibrato e funge da ottimo supporto a un riffing trascinante e aggressivo in grado anche di distendersi con belle prestazioni solistiche, accompagnato da un basso sempre presente e che pompa note su note rendendo corposo e compatto il riultato finale. Inutile dire che le voci sono impostate su un classico approccio proveniente dalla più affermata tradizione hardcore.
La produzione è di buona qualità considerando che si tratta di un demo indipendente, anche se i volumi, quello della voce in particolare, avrebbero potuto essere calibrati meglio. Merita una considerazione l'artwork che, seppur sia di "casalinga" matrice, riesce già abbastanza curato e di bell'effetto.
Insomma, forse quattro canzoni sono ancora poche per potersi sbilanciare troppo ma possono sicuramente bastare per fare venire la voglia di supportare questo gruppo promettente in attesa di sviluppi futuri. Credo oltretutto sia doveroso far notare che questo demo è limitato a 250 copie, quindi se fossi in voi non perderei l'occasione per accaparrarmene una, passando sul loro space e contattandoli. I ragazzi meritano riconoscimento e supporto, volete forse negarglielo? Io no di certo e se dovesse presentarsi un'occasione per godermeli in sede live non me la farò sicuramente sfuggire!

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FLOODSTAIN - Slave Of The Self Feeding Machine


Informazioni
Gruppo: Floodstain
Anno: 2010
Etichetta: BadMoodMan Music
Contatti: www.myspace.com/floodstainstonerrock
Autore: Mourning

Tracklist
1. Deathproof
2. Icepick Lobotomy
3. Slave To The Self Feeding Machine
4. Jawbreaker (The Peace Within)
5. The Slumbering Titan Slayer
6. Crooked Teeth
7. Suicide Pep Rally
8. Suicide Bonus

DURATA: 37:17

Dall'Olanda un buon act di stoner/metal, è questo che sono i Floodstain e "Slave To The Self Feeding Machine", loro nuovo lavoro, non è che l'ennesima conferma di come questo tipo di sound stia vivendo un periodo d'oro.
Le influenze già dal primissimo passaggio on air vi risulteranno abbastanza semplici da individuare, se infatti i Sabbath non possono mancare, la direzione desertica/southern di Kyuss e Alabama Thunderpussy sembra sia la più adatta a inquadrare lo svolgimento di brani che sanno darsi sia a momenti più catchy, sia ad altri notevolmente più duri e metallici alle volte forse troppo avendo poco senso all'interno di un platter simile "Jawbreaker (The Peace Within)".
Sono una formazione ancora in fase d'assestamento, non si può negare che pur avendo un suono quasi da sala prove la musica faccia il proprio dovere, pezzi come "Deathproof" (figlia dei Down) e "Icepick Lobotomy" da sole forniscono un quadro generale di quello che i ragazzi sono capaci d'offrire: adrenalina, devozione al genere e una buon piglio, caratteristiche genuine che da sole non bastano per fare un disco di valore ma che supportate come in questo caso da più brani di discreta fattura danno forma a una visione complessiva della storia che va ben oltre una stirata sufficienza.
Le due canzoni chiamate in causa non sono quindi le uniche da evidenziare, vi sono un altro paio di episodi che per quanto classicamente ricollegabili a mezzo mondo possiedono il proprio perché, vedasi la bella "The Slumbering Titan Slayer", "Crooked Teeth" col suo ritornello catchy da canticchiare e "Suicide Pep Rally" la cui prestanza e l'assetto del riffing, diviso fra il creare melodia e veri e propri solchi, rendeno interessante.
"Slave To The Self Feeding Machine" è un album che va avanti trascinato dall'entusiasmo che i Floodstain riescono a trasmettere, devono sicuramente migliorare soprattutto dal punto di vista della cura apportata al settore produzione, ciò non toglie che il platter si faccia ascoltare con piacere e gli appassionati dello stile mettendolo su passerebbero del tempo in compagnia di buona musica, li si attende al varco sperando in una successiva conferma, per ora: stoner on air!

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BLACK SUN - Twilight Of The Gods


Informazioni
Gruppo: Black Sun
Anno: 2010
Etichetta: Future Noise/ Head Of Crom
Contatti: www.myspace.com/black_sun_1000
Autore: Mourning

Tracklist
1. Code Black
2. Terminal Velocity
3. Crawling Saviour
4. Gethsemane
5. Tabula Rasa
6. Transcending The Mire
7. Black Angel
8. The Soldier's Prayer
9. Baby Don't Cry
10. Warhead
11. Twilight Of The Gods

DURATA: 59:00

Quando legge "Twilight Of The Gods" un metallaro che si rispetti dovrebbe rivolgere il pensiero ai Bathory senza neanche rifletterci tanto, in tempi più recenti seppur relegandolo a una sola divinità viene omaggiato Thor dagli Amon Amarth in "Twilight Of The Thunder God" e adesso i Black Sun dove andranno a parere con il loro?
E' totalmente diverso sia l'approccio musicale, sia quello mentale che i britannici tirano fuori in un'apocalisse sonora dai molteplici, scuri e decadenti risvolti.
La punta di diamante del lavoro svolto dalla band è quella riguardante le atmosfere, il far fluire all'interno del proprio sound correnti musicali disparate, avvolgendole con un costante manto nero che a seconda di quale prenda possesso o meno del territorio tende a diventare più o meno fitta, è un'esplosione costante che passa da una natura di base sludge/core a frequenze doom, sperimenta tingendosi di noise e dark wave riuscendo nel tenere il regime d'attenzione e piglio sempre a livelli fuori norma.
Gli undici brani sprizzano del carisma strumentale e soprattutto vocale che li rappresenta, è infatti presente un gioco di voci fondamentale a caratterizzare l'incedere difforme che prende pieghe inaspettate nei momenti meno attesi. "Twilight Of The Gods" ha nella pachidermica e paludosa essenza una delle sue anime e in tal senso brani come "Crawling Saviour" e "Tabula Rasa" ne possono rappresentare questa parte umorale, sa essere però anche psichedelicamente intrigante pescando dal cilindro una profonda "Gethsemane", una noisy "Black Angel" e puntando in una "Transcending The Mire" a inserire nelle nostre vene una gammma assortita di oppiacei per metterci a tappeto.
Se questo non bastasse gli episodi più brevi del platter, l'opener "Code Black" e "Warhead", sono in pratica due badilate in cui l'aggressione al nostro udito sembra essere l'unico scopo del proprio ferale modo di porgersi.
Mettendo in conto poi che fra un evocativo e recitativo/ritualistico modo d'interpretare i pezzi del batterista/cantante Russell McEwan e l'urlato sguaiato/disturbato di Kevin Hare chitarrista/cantante (in alcune occasioni sembra d'ispirazione Tompa nel suo modo di proporre le linee) c'è da uscir pazzi per la capacità d'interazione e risultato con cui s'incastrano e alternano, si arriva alla fine dell'album: a) con un sorrisino ebete di soddisfazione non accorgendosi che il disco ha finito di suonare, b) con l'adrenalina talmente alta da rimetterlo subito su riprendendo il discorso appena interrotto dall'inizio.
Non è assolutamente un platter per tutti, il movimento tellurico sin troppo vario non è adatto a chi si è abituato (per non dire fossilizzato) su standard classici e non riesce ad andare oltre schemi prefabbricati.
Consiglio quindi l'ascolto dei Black Sun soprattutto alla crescente folla di appassionati delle sperimentazioni e della musica che evita le barriere affossandole sotto i colpi di una libertà artistica che non ha cardini nè punti fissi, solo voglia di crescere senza per questo rinnegare i fasti del passato e i suoi principi.

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ELECTRIC WIZARD - Black Masses


Informazioni
Gruppo: Electric Wizard
Anno: 2010
Etichetta: Rise Above Records
Contatti: www.myspace.com/electricwizarddorsetdoom
Autore: Dope Fiend

Tracklist
1. Black Mass
2. Venus In Furs
3. Night Child
4. Patterns Of Evil
5. Satyr IX
6. Turn Off Your Mind
7. Scorpio Curse
8. Crypt Of Drugula

DURATA: 59:09

Ormai è indubbio che gli Electric Wizard siano uno dei pilastri indiscussi del panorama Stoner/Doom mondiale. Album immensi come "Dopethrone", "We Live" e "Witchcult Today" rimbombano ancora nei timpani di chiunque segua con interesse questo filone musicale. E, proprio tra gli affezionati a queste sonorità, "Black Masses" era una delle uscite più attese di questo 2010. Lo stesso quartetto britannico guidato da Jus Oborn aveva annunciato che il nuovo partorito in casa Electric Wizard sarebbe stato "un album di puro necrodoom" e le aspettative non sono state deluse.
Il platter prende vita con "Black Mass", che dimostra quanto gli elementi tipici del sound della band siano rimasti inalterati: il riffing pesante e oscuro che tanto ricorda il primorde metal settantiano, gli elementi psichedelici e quella sporca ed esoterica atmosfera che permea ogni loro composizione sono ormai diventati un marchio di fabbrica. Le ritmiche cadenzate e quasi ritualistiche sono come di consueto accompagnate dalle vocals acide e rimbombanti di cui nessun trip di droga potrebbe eguagliare il devastante effetto nel cervello dell'ascoltatore. L'ipnotica "Venus In Furs", primo singolo estratto dall'album, ci scaraventa in una dimensione in cui la realtà diventa confusa e distorta ma, accompagnati sempre da quell'alone esoterico e quasi morboso continua il nostro viaggio allucinogeno passando per vere e proprie bombe annichilenti come "Night Child" e "Patterns Of Evil". Il ruolo di sconquassare completamente ogni residuo di coscienza mentale è affidato a "Satyr IX", la canzone più lunga del platter con i suoi dieci minuti, e a "Turn Off Your Mind", nient'altro che due inni di demonica provenienza, marci e inquietanti in cui trovano innesto (durante "Turn Off Your Mind") anche emblematiche e malvagie risate ed effetti stordenti. Siamo quasi giunti alla fine del disco quando l'attacco distorto e malsano di "Scorpio Curse" si evolve in un estenuante pezzo dal retrogusto blues. L'apocalisse e l'annientamento dei sensi sono quasi concluse: tocca quindi a "Crypt Of Drugula" svolgere il ruolo di ultimo funereo rintocco di quest'ascolto, che tra nubi temporalesche e sinistri rumori ci porta con la mente a visualizzare un vecchio cimitero in cui qualche folle è in procinto di esumare un corpo, un corpo il cui cuore inizierà a battere nei secondi conclusivi, lasciandoci così, di stucco, a cercare di rimettere insieme i frammenti della nostra consapevolezza mentale andata in frantumi durante l'ascolto di questo disco.
Con questo settimo full gli Electric Wizard si dimostrano ancora in grado di annichilire e stordire e ci fanno vedere (se mai ce ne fosse stato bisogno) che questo genere è vivo, pulsante e brilla di una putrida luce sotterranea. Posso affermare molto tranquillamente che questo album si assesta senza problemi fra i capolavori, di cui questa band non è mai stata avara, e chiunque lo ascolterà non potrà che darmi ragione. Non lasciatevi sfuggire questa perla per nulla al mondo!

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THORNGOTH - Leere


Informazioni
Gruppo: Thorngoth
Anno: 2010
Etichetta: Folter Records
Contatti: www.myspace.com/thorngothofficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Leere I
2. Leere II
3. Leere III
4. Leere IV
5. In Der Leere
6. Leere V
7. Leere VI
8. Leere VII
9. Leere VIII

DURATA: 44:18

La Germania una delle regine del metal? Non credo sia una scoperta quanto una conferma costante dato che la nazione in questione possiede una delle più attive e intense scene dell'ambito musicale, in quanto a qualità non è mai stata inferiore a nessuno difendendosi periodo storico, dopo periodo storico trovando sempre degli alfieri in un genere specifico, dando prova di saper generare e fa prolifare un numero pazzesco di act di valore.
Se gli anni Ottanta erano l'epoca d'oro del thrash adesso in voga più che mai con il revival, nei Novanta la terra d'eccellenza per il Power, dalla fine di quella decade sino a oggi sono il movimento death e quello black che hanno tratto non poco giovamento dalle lezioni del passato dando vita a una caterva di band fra le quali vi sono anche i Thorngoth.
La formazione bavarese che vede al proprio interno l'ex tastierista dei Lunar Aurora, Akhorahil, il quale oltre a mantenere quel ruolo n'è anche il cantante e il chitarrista e Sorath già con i Lost Life nei live, è arrivata ormai alla cosidetta prova della maturita: il terzo disco.
"Leere", questo il titolo scelto per il nuovo capitolo, è l'ennesimo passo avanti di una discografia che aveva sinora già centrato il bersaglio con i passati album "Thelema Of Destruction" e "Rauhnacht".
Se è vero che un libro non va mai giudicato dalla copertina, è anche vero che talvolta l'immagine adatta può dare delle sensazioni a impatto che riscontrate poi nella musica ne esaltano il valore, una conferma è sempre gradita nella vita.
Il sentore di gelida e malinconica comunicazione espressa dalle canzoni diviene una realtà quando il riffing tipicamente teutonico/svedese scaturisce delle bordate burrascose in piena velocità, alternandole a fasi ricche di melodia nel momento in cui si decide di dare un ampio respiro alla composizione.
Non è comunque una soluzione costante, i musicisti in questione non sono dei novellini e limitarsi a ripetere tale di cambio d'umore avrebbe potuto ledere al vivere di una prestazione alquanto ricca sia per dinamiche, sia per la vigorosità con cui mette in rassegna le proprie affilate armi.
Quello che distingue i tedeschi da tante delle band che trovate spiattellate ogni giorno sul mercato del pesce nominato black metal, nel quale chi urla di più, chi tira di più o chi esplora di più territori alternativi sembra esserne il messia del momento, è la facilità con cui impostano degli episodi alquanto vari e coniuganti diversi mood al proprio interno riuscendo a trattenere l'attenzione dell'ascoltatore grazie a un andamento generale che non scema mai di qualità.
Sia infatti l'opener "Leere I" esplicativa di per sè del sound dato che presenta le caratteristiche fondamentali dei Thorngoth, potenza, espressione e riflessione o siano tracce come "Leere V" e "Leere VI" a impattare con l'orecchio, il marchio di fabbrica sarà inconfondibile e difficilmente non apprezzabile sarà il breve strumentale "In Der Leere" che è qualificabile come "trampolino di lancio" per il capitolo che le succede, inserita anche al posto giusto non spezzando mai quel percorso emotivo che fa di "Leere" un disco con gli attributi.
Sorretto da un lavoro d'asce fenomenale, Sorath e Vulgrim sono totalmente di un'altra pasta rispetto ai tanti riffmaker modaioli e cloni di un passato che non ritornerà più, dalla voce di Akhorahil che incarna a pieno titolo la melanconica e struggente aura dei brani e da una produzione che esalta un complesso che ha ritmiche ben studiate ad opera di Corpse al basso e Grond alla batteria.
Pezzo dopo pezzo i Thorngoth stanno imbastendo le trame per il capolavoro che suggellerebbe la piena riuscita artistica di una formazione che ha già una discografia alquanto interessante.
Chi li conosce avrà solo di che godere con "Leere", chi ancora non li avesse mai ascoltati, sveglia è ora di farlo!!!

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GRAVE DESECRATOR - Insult


Informazioni
Gruppo: Grave Desecrator
Anno: 2010
Etichetta: Hell's Headbangers
Contatti: www.myspace.com/gravedesecrator666
Autore: ticino1

Tracklist
1. Black Vengeance
2. Stared To Hell
3. Hellhound Breed
4. Insult
5. Stained By Blood
6. Dangerous Cult
7. Serpent Seedline
8. Decline Of Faith
9. Jesus Joint
10. Poisoned Purity
11. The Satanic Coven
12. Baphomet

DURATA: 42:33

Una guerra nucleare pare impossibile oggi. Veramente? Pensate all'India e al Pakistan. Entrambe le nazioni sono potenze nucleari che si trovano da decenni in un conflitto senza fine. Come se ciò non bastasse, i Taliban penetrano sempre più nel territorio pakistano. La ciliegina sulla torta è messa dal fatto che il paese é diretto da un’élite totalmente corrotta. Credete che se i Taliban mettessero mano sulle armi atomiche, non le userebbero contro gli infedeli? Il pericolo più grande per il momento lo vedo comunque sorgere in Brasile. I Grave Desecrator si sono messi in marcia per massacrare l'Essere Umano, immonda razza inutile sulla faccia della Terra!

Questo gruppo fondato nel 1998 ha già all'attivo un demo, uno split, due EP, di cui uno uscito quest'anno e due LP, compreso quello discusso qui. Forse vi ricorderete del lavoro pubblicato nel 2008 che causò parecchio movimento nel sottosuolo, grazie alla sua marcia durezza e mancanza di compromessi. Le sue canzoni erano molto orientate verso un death metal classico, rozzo e veloce. Come sempre metto in discussione la necessità di formare ancora oggi gruppi cosiddetti "old school", termine cui preferisco la denominazione "di stile classico". Nel caso dei Grave Desecrator vedo una vena creativa sana, non quella di un gruppo che deve sforzarsi per intavolare dei pezzi "classici".

Ascoltando "Insult", la prima cosa che noto é una maggiore affinità dei pezzi con il thrash. Sissignori. Lo affermo già dall'inizio: volendo essere pignoli, i pezzi non si scostano molto da quelli dei gruppi death-thrash dell'inizio anni Novanta, come Devastation o primi Sadus. Chiaro, si trovano sicuramente venature della sporcizia più perversa e callosa del black alla Von o Beherit. I riff di base comunque ricordano in parecchi punti Sarcòfago, Kreator di "Pleasure To Kill", Protector della prima ora o Slayer. Molti di voi saranno felici di leggere che i pezzi sono definitivamente senza compromessi, rozzi, pesanti e primariamente veloci.
La pista che attribuisce il nome al disco ha un inizio piuttosto groove e marziale. Ben presto la testa del metallaro di classe inizia a ruotare, scardinando le già seviziate cervicali. Un bell'assolo alla Slayer, come se ne sentono solo pochi oggi, introduce la fine del pezzo. Questa canzone e la seguente offrono una piccola, ma veramente piccola, pausa all'ascoltatore che combatte contro i dolori sollecitati dalla forte radiazione provocata dall'esplosione di queste bombette nucleari.

Al più tardi a questo punto il pubblico si rende conto che vale la pena di ascoltare i consigli di ticino1. Quando lui dice che la guerra nucleare é imminente, é così! Fortuna vostra, il punto d'esplosione fu nell'atmosfera. Non dovrete così subire le ricadute radioattive durante anni e anni. Ha! Non ne avreste comunque la possibilità. Voi siete dei veri metallari che non conoscono pietà per se stessi e per altri generi musicali. Non perdete l'animo vedendo che dei detriti vi hanno trapassato le membra e che la pelle vi si stacca a causa delle forti ustioni. Con un sorriso soddisfatto sulle labbra, continuate ad ascoltare questo pezzo di Uranio, mentre la radioattività vi consuma gli organi vitali. Un giorno la storia si ricorderà di voi!

La produzione non perfetta è ideale per questa registrazione. Alcune canzoni possono dare l'impressione di essere ripetitive ma il gruppo non ha voglia di vincere un premio per l'originalità. L'obiettivo é piuttosto quello di sterminare la Razza Umana che sempre meno posto su questa Terra ha!

Avete abbastanza fegato per questo disco?

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ISLAND - Enigma Of The Stars


Informazioni
Gruppo: Island
Anno: 2010
Etichetta: Zeitgeister Records
Contatti: www.myspace.com/islandofficial
Autore: Mourning

Tracklist
1. Storm Guardian
2. Apex
3. Solitary Nights
4. Enigma Of The Stars

DURATA: 24:02

Gli Island non ritenendosi appagati, dopo aver rilasciato lo splendido album omonimo in questo stesso anno, decidono di recuperare parte del materiale partorito nelle sessioni compositive e inserirlo in un ep breve ma che mostra altre particolarità e capacità della band.
I ventiquattro minuti racchiusi nella piccola gemma a titolo "Enigma Of The Stars" sono il parto di una formazione che viaggia su onde altamente disturbate e che adora drogarsi e convogliare i propri trip musicali in tracce che, per quanto possano risultare all'orecchio figlie d'altri (Ved Buens Ende, In The Woods e la follia dei Voivod sono solo alcuni dei nomi che mi vengono in mente di primo acchito), riescono a far trasparire una propria e presente congiuntura personale rendendosi uniche.
E' un mondo particolare quello che ruota attorno a questa band e ai protagonisti della line-up (l'unico non presente nel debutto è l'ormai ex batterista Patrick Schroeder Valborg, Klabautamann, Sion, Centaurus-A e che qui appare come session) che la compongono, artisti dotati di una spiccato senso empatico e di una mentalità aperta nel mettere insieme le dinamiche e le atmosfere che muovono le note in maniera sempre sorprendente.
Ascoltando le canzoni si nota come ci sia un cordone ombelicale che le lega al full-lenght e come si riescano a interpretare e assorbire nel migliore dei modi se vissute in combinazione con "Island", sono una versione raw, nuda e cruda della realtà che la versione più articolata ed evoluta inserita nel platter di quasi sessanta minuti ha inglobato e addolcite sovvraccaricandole di malinconia e una coltre spessa d'umoralità lunatica in certi frangenti.
Equilibrio rimane la parola fondamentale e chiave per il modo di esporsi degl'Island, equilibrio fra le voci sia in clean che in growl ben incassate nei pezzi, equilibrio fra la varietà di stili che vanno dall'avantgarde più classico, alle sferzate post/core che si presentano in "Storm Guardian" sino alle note acustiche con le quali "Solitary Nights" ci coccola nella sua natura notturna e questo già basterebbe per restare ammaliati dal lavoro, ma non è tutto.
Ci si scontra infatti con una "Apex" dov'è presente una sezione di fiati in lontananza che ogni tanto si presta ad adornarla e gli otto minuti conclusivi della titletrack che raccoglie in sè per intero l'animo combattuto fra sogno e dura realtà della creatura tedesca.
Per molti un ep potrebbe sembrare un lavoro di poco conto, spesso però ci sono delle vere e proprie chicche che non si possono far scappare, alcune volte raggiungono addirittura il valore di un album vero e proprio, come in questo caso con un "Enigma Of Stars" che chiunque apprezzi la formazione dovrebbe far proprio.
Il cd è limitato a sole trecento copie quindi se voleste accaparrarvene una non rifletteteci troppo, il tempo può esser tiranno.

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FACEBREAKER - Infected


Informazioni
Gruppo: Facebreaker
Anno: 2010
Etichetta: Cyclone Empire
Contatti: www.myspace.com/facebreaker_mail
Autore: Mourning

Tracklist
1. Creeping Flesh
2. Cannibalistic
3. Torn To Shreds
4. Epidemic
5. Bloodshed
6. Mankind Under Siege
7. Waiting For The Pain
8. Into The Pit
9. Bloodthirst
10. Reanimating The Dead
11. Infected

DURATA: 37:13

Se c'è una cosa che purtroppo sembra diventata una moda è suonare death svedese, oddio per fortuna i Facebreaker non sono un act del tutto nuovo alla scena dati ormai i dieci anni e più d'attività, è però innegabile che il sound estremamente ripulito di questa release mi faccia un po' impressione.
Partendo dal fatto che mi trovo fra le mani un disco figlio naturale degli Entombed quanto dei Grave da cui affondano a piene mani virando in brevi casi verso lidi Bolt Thrower e accennando in alcune frazioni a richiami slayeriani, la formazione che vede al timone di comando lo storico singer Roberth "Robban" Karlsson, che tanto mi ha fatto felice con i Tormented e altrettanto mi ha fatto penare pensando alla sua prova inserita nel contesto dell'inutile sottobicchiere prodotto dagli ultimi Scar Simmetry in modalità Mtv, ha rilasciato il terzo capitolo "Infected" sotto l'egida ala della Cyclone Empire che con le band dello stile deve averci trovato gusto dati gli ultimi incontri e aver infilato nel proprio roster i promettenti e grintosi Puteraeon, vecchia conoscenza del nostro sito.
Cosa ci dona il combo? In pratica trentasette minuti di death old school legato alla propria scuola d'origine con tanta aggressività, chitarre che trinciano, rallentamenti nel sound a infondere un groove profondo e spaccaossa, diciamo che gli ingredienti di base ci sono tutti e vengono mostrati nei vari episodi con la destrezza di chi, veterano della scena, sa come sfruttare le carte che ha in mano nel migliore dei modi.
Brani quali l'opener "Creeping Flesh", "Bloodshed" e "Epidemic" riassumono in pratica la proposta nella sua completa esposizione, così come "Cannibalistic" e "Waiting For The Pain" evidenziano quei lievi eppur significativi spostamenti dalla direzione base chiamanti in causa gli altri act storici citati fornendo un minimo di variante alla canonicità esecutiva messa in mostra.
Canonico sì ma devastante l'impatto di "Infected" all'orecchio, Karlsson dietro il microfono ruggisce come sanno fare solo i singer di razza pura, gli assoli brevi ma ben incastonati nel sound arricchiscono una prova complessiva di una formazione che solida come un carroarmato non lascia spiragli su cui poter muover critica se non l'esser conservatori fino all'osso (e se questo vi fa storcere il naso è inutile anche ascoltarlo un disco simile).
Conservatori, sì, ok ma perché poi adeguarsi come han fatto i Grave alle leggi del mercato sfruttando una produzione pulita ma anche troppo per un sound che macinando crani nelle sue impostazioni più thrashy avrebbe avuto solo giovamento da un minimo di "sporco" almeno in quell'ambito?
La versione promo non è dotata della traccia "The Return", bonus track che è inclusa nella prima stampa sia della versione cd che lp, altra mossa commerciale incomprensibile per una formazione che vanta una decade di onorata attività nella scena, ci si svende per una canzone in più? Sono giochetti che ritengo svilenti per chi segue il genere, si deve andare alla ricerca della minima stronzata per carpire il reale valore di una band che ne infila undici in un album più che discreto ma che non si sposta di una virgola dalla storia svedese già scritta nel glorioso passato degli anni Novanta? Direi proprio di no.
Come avrete capito, se appartenete alla frangia degli affamati del sound made in Sweden questo platter entra dritto in lista acquisti, nulla che non sia stato detto ma negli ultimi tempi il motto "repetita iuvant" pare venga usato con un certo successo e prenderne nota di sicuro male non può fare.

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BORGNE - Entraves De L'Âme


Informazioni
Gruppo: Borgne
Anno: 2010
Etichetta: Sepulchral Productions
Contatti: www.myspace.com/borgne
Autore: ticino1

Tracklist
1. Drown In Nothingness
2. Tainted Utopia
3. Die Trying To Take Off The Rope
4. Dark Mirror
5. Suffering To Buy Our Poison
6. The Plague
7. Moorwanderung

DURATA: 41:35

Non ci crederete: il sottoscritto é predestinato a scrivere le critiche di gruppi svizzeri che neppure conosce. Scherzi a parte: Borgne è un nome che conosco, anche se non bene.

Losanna è una cittadina collinosa in riva a un lago lunatico che offre un clima ideale per la cultura della vite. I pendii sono pieni di vigneti che annualmente ci offrono una grande varietà di vini pregiati o meno. Per coronare il tutto, si trovano anche produttori di formaggi che accompagnano in maniera ideale un bell'aperitivo. Che cosa c'entra, chiederete? Da qualche parte bisogna ottenere l'ispirazione. Se vi trovaste in zona, fate un giro sulle rive del Lago Lemano quando il tempo non é troppo clemente. Le montagne innevate dominano acque increspate dal vento gelido. Contemporaneamente la pioggia vi sferza impietosa il viso facendovi maledire per avere seguito il mio consiglio di uscire. Il cielo plumbeo che si rispecchia nelle acque minacciose è solo uno dei motivi che collegano il black metal al vino che cresce sulle rive.

Borgne è il nome che cela un progetto esistente dal lontano 1998. E' il pargolo di una sola persona: Bornyhake. Egli ha già suonato in parecchi gruppi di diversi generi. Dopo quattro dischi e un EP, ci troviamo davanti a un sesto lavoro pieno di atmosfere e suoni che risvegliano un poco la sensazione data da alcuni fenomeni atmosferici come le tempeste.

L'inizio del disco ricorda piuttosto un lavoro dei vicini, geograficamente parlando, Darkspace. Ben presto ci si rende conto di essere di fronte a un disco black che riprende le radici del genere, tessendo passaggi di chitarra con alcuni di synth. Questa frase non significa che ascolterete un'ennesima copia di Burzum e consorti. Il progetto inserisce anche alcuni piccoli esperimenti che lasciano spiccare una certa identità al disco. I pezzi seguono una linea ben distinta che dà l'idea di ascoltare un disco e non una sfilza di composizioni singole, raccolte su un cd. Entrando nei dettagli, devo innanzitutto dire che le canzoni sono varie. Volete delle tirate a mitraglia dal primo decimo di secondo all'ultimo? Scordatevelo. Volete tre ore di sonorità ambient? Andate via. Volete una raccolta di note acustiche? Lasciate stare. Accusatemi pure di campanilismo ma questo progetto sforna un lavoro intelligente, pieno di passaggi interessanti che legano a sè l'ascoltatore.

Se non foste ancora convinti, visitate il sito dei Borgne e date un'ascoltata ai nuovi pezzi o, meglio ancora, visitate dopo tanto tempo il vostro negozio di fiducia. Quest'ultima soluzione vi offre inoltre una scusa per spegnere il computer e uscire un attimo.

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ILL VISION - Two Faced


Informazioni
Gruppo: Ill Vision
Anno: 2010
Etichetta: Autoprodotto
Contatti: www.myspace.com/illvision1
Autore: Mourning

Tracklist
1. Two Faced
2. Visions Of A Worst Tomorrow
3. Wartorn

DURATA: 13:35

Gli Ill Vision sono una formazione thrash australiana che ha preso vita poco dopo il 2000 grazie alla volontà dei fratelli Joe (voce e basso) e Pia (chitarra) Pellicciari, il gruppo si è poi completato trovando in Michael Buzzo (chitarra) e Paul Wachla (batteria) i musicisti che li accompagnano in quest'avventura.
Con due album autoprodotti alle spalle, "Music To Hate People To" del 2007 e "Rise Of The Underground", si son fatti le ossa esibendosi live con act di tutto rispetto quali Ammit, Psycroptic e Pathogen.
In questo 2010 si sono rimboccati le maniche iniziando a produrre materiale nuovo che prospetta l'uscita di un terzo capitolo discografico, è così che il promo "Two Faced" rappresenta un breve assaggio di neanche quindici minuti di ciò che dovrebbero essere il tiro e il modo di porgersi all'ascoltatore, tre soli brani ma le idee sono abbastanza delineate.
Sono capaci di pestare, sanno usare il groove e non rinnegano l'insegnamento di maestri come gli Slayer, già perché se la band di Araya e soci è una delle influenze evidenti nel sound, Lamb Of God e Pantera citati da loro stessi nella biografia sono altrettanto importanti per dare vigorosità, potenza e irruenza al riffing su cui Pia si diletta nel sfoderare assoli più efficaci che tecnicamente perfetti, mentre Joe si presta a dar consistenza concreta e minacciosa con la sua rauca e arcigna vocalità.
Discretamente prodotto, "Two Faced" è una presentazione che fa venire l'acquolina in bocca nell'attesa di una pietanza più ricca su cui poter affondare i denti, le tracce sono state inserite nel player dello space quindi fate un bel giro su e dategli un ascolto, dovessero piacervi non dimenticate di segnarvi il nome: Ill Vision.

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WARMBLOOD - Timor Mortis


Informazioni
Gruppo: Warmblood
Anno: 2010
Etichetta: Punishment 18
Contatti: www.myspace.com/warmbloodband
Autore: Mourning

Tracklist
1. Intro
2. The Ghoulish Doctor
3. Living Dead Superstition
4. Sacred, Puritan Scenario
5. Sea Of Darkness
6. Lost In The Beyond
7. Revenge From A Comatose State
8. Timor Mortis
9. Underwater Zombie
10. Among The Living Dead

DURATA: 39:24

Il metal tricolore è più vivo che mai e la Punishment 18 ce lo ricorda costantemente con le proprie uscite dedite a supportare la scena nostrana, il livello sia numerico che qualitativo delle produzioni made in Italy è cresciuto anno dopo anno, non può che far piacere tale situazione.
Purtroppo questo non basta a far risaltare appieno band che meriterebbero maggior attenzione e spesso non sorretta a causa della mancanza di supporti in sede live, problema "disastroso" e colmo di falle che proprio non si riescono a colmare per mancanza di voglia e qualunquismo nell'affrontare la questione.
I ragazzi dei Warmblood fanno anch'essi parte dello schieramento di band che potrebbero fare molto bene pure all'estero se aiutate come si deve. Hanno da poco rilasciato il secondo disco "Timor Mortis", un album che gira tutt'intorno a un concept horrorifico che omaggia il maestro nostrano Lucio Fulci, non è una novità che il metallo della morte incroci le scelte cinematografiche né tanto meno che ne diventi protagonista suonando all'interno di pellicole poi divenute storiche anche se non proprio legate al genere suonato, chi non ricorda i Cannibal Corpse di "Hammer Smashed Face" in Ace Ventura?
Le tinte scure in questo caso vengono però a contatto con melodie che vanno a evocare sia sentori che spingono in direzione technical, sia nella più classica versione dello swedish sound incastonate all'interno di composizioni che godono della brutalità matrice del death statunitense, è un assemblaggio malsano e alquanto indovinato che calza perfettamente con la visione horrorifica che il trio formato da Giancarlo Capra (voce e chitarra), Davide Mazzoletti (chitarra) e Elena Carnevali (batteria) imbastice e non c'è da esserne sorpresi dato che alle spalle la formazione ha un vissuto ormai consolidato che li ha portati a una maturazione definitiva.
L'album scorre piacevolmente nonostante una certa omogeneità fra le tracce e una batteria che alle volte potrebbe puntellare di più i colpi affondando maggiormente in blast, cosa che avrebbe fornito un'ulteriore alternativa a ritmiche che seppur valide rischiano di risultare sul lungo corso lievemente ripetitive.
C'è comunque poco di cui lamentarsi quando un appassionato dell'horror si trova a viaggiare in territori infestati da non morti, "Living Dead Superstition", "Underwater Zombie" e "Among The Living Dead o nell'imbattersi forzato con un percorso che conduce unicamente verso "L'Aldilà" legato a "Lost In The Beyond", e potendo godere di uno strumentale come la titletrack e delle melodie figlie delle tenebre di un mare oscuro che nulla lascia intravedere, "Sea Of Darkness".
Il pezzo forte del disco è la prova delle due asce che come sarte con un taglia e cuci fatto di assalti scuri, giri da scapocciamento, assoli ben rifiniti e quel gusto per il macabro che esalta l'atmosfera lugubre dei pezzi danno una marcia in più, la quale riesce in "Timor Mortis" a riscuotere interesse maggiore con l'aumentare dei giri nello stereo.
Decisamente buona la produzione, il suono è vivido, gli strumenti ne escono a testa alta ma non sfruttando nessuna "maschera" che li renda meccanici o talmente puliti da inficiarne il risultato puntante a far scorrere rivoli di sangue rendendo così onore alla morte.
Chi segue il movimento death italiano non si lasci sfuggire l'acquisto di questo secondo capitolo di casa Warmblood, certo le inflessioni melodiche potrebbero creare "fastidi" per chi fa della violenza nuda e cruda in stile blasfemo Incantation il proprio credo sonoro, consiglio anche agli scettici di fronte a tale argomento di ascoltarlo per bene e poi stendere un proprio giudizio, "Timor Mortis" potrebbe sorprenderli.

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EVANGELIVM - Nightside Of Eden


Informazioni
Gruppo: Evangelivm
Anno: 2010
Etichetta: Hammer Of Hate
Contatti: www.hammer-of-hate.com/mainhatred
Autore: Akh.

I russi Evangelivm giungono grazie alla Hammer Of Hate al primo lavoro sulla lunga distanza; non ho il piacere di averli conosciuti in precedenza ma voci di corridoio parlano di un act assolutamente devoto al Signore dell'Inferno e che si proiettino in tale dimensione da realizzare live "al limite del accessibile", trovando ostacoli per la loro ortodossia religiosa; ma lasciamo perdere e caliamoci nell'abisso che ci riservano.

Di fronte mi si para una formazione in ottima forma che esibisce immediatamente un'influenza manifesta verso le sonorita' piu' scure che la Svezia abbia partorito, ma accompagnate da una buonissima produzione, in cui la visione della melodia deve servire per omaggiare l'esaltazione alla tensione religiosa e sacrale, fiottando rivoli di malignita' che si incarna nella gutturale voce che per stile mi ricorda gli svedesi Malign.
Il riffing è ispirato generalmente, ed è un vero piacere sentir scorrere i brani, perche' se da una parte è vero che non ve ne sia uno che spicchi, la media è assolutamente di rilievo e canzoni come "The Void" e "Corpus Dei" (che strizza l'occhio pure a certa scuola di vecchia data) non possono che far gioire vecchi fans di gruppi come Dissection ed Ofermod (come dimostra la lunga ed articolata "Divine Flames"), anche se qui si lavora molto meno sulle armonizzazioni per irretire piuttosto l'ascoltatore in soluzioni piu' scarne ma ugualmente incisive.
Un'altra qualita' da non sottovalutare è la dimestichezza che questi Evangelivm hanno nell'utilizzo dei power cord arpeggiati e nelle ritmiche meno furiose ma che sanno diventare antemiche ed ipnotiche, mentre l'incessante prova lirica continua imperterrita il suo lavoro ai fianchi insinuandosi fra le note malevola e dura.

Trenta minuti di cui fidarsi ciecamente se adorate i gruppi sopra menzionati e se la devozione verso Satana è per voi totale.

Evangelivm è un nome da segnarsi sul taccuino, il Verbo ha sputato un altro figlio.

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DISFORIA / BLOODRAISED - In Grind We Trust

Informazioni
Gruppo: Disforia / Bloodraised
Anno: 2010
Etichetta: Meat Grinder Records
Contatti: www.myspace.com/disforiacrust - www.myspace.com/bloodraised
Autore: Advent

Tracklist
1. Destino
2. Fosforo Bianco
3. Vivisezione
4. Nel Cerchio Della Vita
5. Guardati Intorno
6. Medicina Assassina
7. Hai Le Emorroidi
8. Ti Prenderei A Sassate
9. Rottenness Food

DURATA: 12:26

Gli split ancora sopravvivono! Anche se hanno perso un po' di fascino con i compact disc, fortunatamente continuano a funzionare come si deve. Uniscono musicisti in un'unica passione, girano tra le persone e sono un ottimo biglietto da visita per chi è da qualche anno parte integrante della scena ma ancora non ha ricevuto le giuste valorizzazioni. Il cd che sto ascoltando è la prestazione di due band nostrane: Disforia e Bloodraised.
I Disforia sono della vecchia scuola hardcore nella sua forma più estrema di crust/grind. A loro si da un ascolto più che piacevole, calibrano riff e pattern con decisione ma si sente che il loro habitat naturale è in sede live.
La traccia "Fosforo Bianco" esplica chiaramente un'attitudine pura, in opposizione a pratiche radicate e diffuse nella società come la guerra, "Vivisezione" non lascia scampo ad interpretazioni. I più nostalgici hardcorer avranno un momento di cedimento quando li ascolteranno, il loro crust ricorda i Doom ma è influenzato dal miglior hc italiano, quello degli anni Ottanta, Wretched e Negazione per intenderci.
I Bloodraised sono ancora più schietti dei Disforia ed emergono per un cantato molto più urlato e incazzato (è una donna, bello vedere sempre più angeli ruggenti frequentemente impegnati nella scena, quale gioia!). "Medicina Assassina" e "Ti Prenderei A Sassate" sono denunce dal linguaggio violentemente lapalissiano. Danno sfogo ai ragazzi che si propongono come una presenza matura nella scena. Insieme ad Haemophagus, Rabid Dogs, Diorrhea e Ultimo Mondo Cannibale lo split tra Disforia e Bloodraised si pone ad un buon livello.

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TOWARDS GLOBAL HOLOCAUST - Feuersturm


Informazioni
Gruppo: Towards Global Holocaust
Anno: 2010
Etichetta: Scattered To The Winds
Contatti: www.myspace.com/towardsglobalholocaust
Autore: Mourning

Tracklist
1. To Bring Forth The Winds Of Holocaust
2. Flammenwerfer
3. As Blackened Skies Rain Liquid Fire
4. Holocaust SS
5. In The Gathering Gloom, They Shall Fall And Burn
6. Approaching Global Genocide
7. Immer Vorwärts
8. Implementing The Doctrine Of Charred Earth And Mass Extinction
9. Feuersturm / Die Transformation

DURATA: 41:23

Tornano in campo gli statunitensi Towards Global Holocaust, dopo aver prodotto l'anno scorso l'ep di debutto "Ever Onwards..." e lo split con i Christ Dismembered "Upon Firmaments Of Sacrilege And Genocide", è arrivato il momento di dare la sterzata e di guardare avanti.
"Feuersturm" è il titolo dato al primo album, le coordinate seguono logicamente il percorso di distruzione avviato l'anno passato continuando a sferrare un attacco mirato e incessante su di un'Umanità che sta cercando in tutti i modi possibili (e non) di auto-eliminarsi riuscendoci peraltro anche con discreti risultati.
E' una battaglia che viene combattuta in stile primo conflitto mondiale, trincerandosi, portando colpi continui ma che creano di fondo unicamente una fase di stallo che aumenta a dismisura il limite delle vittime mietute.
Il duo formato da Rf (chitarra, voce e basso) e FMoH (batteria) è con questo ordinato ed elementare chaos che si cimenta nell'eseguire brani dal piglio free, non vi sono elucubrazioni strumentali particolari quanto una costante e forsennata corsa all'armamento che viene sviluppata dai perpetuati assalti del drumming e da linee di chitarra che taglienti pari a una baionetta s'infilzano nelle carni affondando per far scorrere il sangue.
Una coppia d'episodi li avevamo già incontrati sulla nostra strada, "Holocaust SS" e "In The Gathering Gloom, They Shall Fall And Burn" sono infatti contenuti anche nel precedente split, vengono inglobati all'interno di questo nuovo platter dove le atmosfere sono ancora più cineree alimentate dalle polveri dello scontro trovano in brani come "Flammenwerfer", inverosimilmente macinante, e una lunga e tortuosa "Implementing The Doctrine Of Charred Earth And Mass Extinction".
Ogni singolo momento è caratterizzato dalla prova dietro il microfono di Rf che si dilania e ci dilania a ripetizione con la sua voce al vetriolo inserita all'interno di un contesto che sicuramente fa della propria omogeneità strutturale e dell'impatto dritto per dritto spesso e volentieri i punti su cui ripone il maggiore affidamento, lasciandosi però margini inaspettati per divagazioni più riflessive seppur rimangano intrise di morte, cosa che avviene per fare un solo esempio nella "leggera" "Approaching Global Genocide" arricchita anche di passaggi acustici.
Prodotto e rilasciato per la loro label la Scattered To The Winds, "Feuersturm" è un passo in avanti anche per la definizione del sound che pur essendo leggermente più curato al cospetto del recente passato non perde quella caotica forma primordiale d'ispirazione a cui la coppia di musicisti è pronta a dar vita.
Un lavoro che seppur semplice non è adatto a tutti, se amate infatti il sound Nuclear Blast, se pensate che solo la pulizia e la tecnica sopraffina possano darvi emozione statene alla larga, se avete il chiodo fisso degli assoli perfetti e gli arrangiamenti ultra controllati stessa storia. Alle volte ci sarebbe davvero bisogno di armarsi e dare una svolta "definitiva" al mondo vestendo i panni di uno "Schwarzy" in piena attività "Commando", beh in tal caso la scarica di proiettili offertavi da "Feuersturm" potrebbe farvi comodo.

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N.K.V.D.


Informazioni
Autore: Akh.
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
H.S. - Voce
L.F. - Tutti gli strumenti e samples

Ciao Loic, benvenuto su Aristocrazia Webzine. Possiamo chiedere una breve presentazione della band?

Ciao, ho creato N.K.V.D. nel 2005, ho registrato un demo chiamato "Vrajda" mai rilasciato, e nel 2007 un mcd intitolato "Diktatura" rilasciato attraverso la Those Opposed Records.


Quale è la molla principale che ti ha spinto a dare vita a questo progetto?

Ho suonato in alcune bands prima, ho avuto l'idea di quello che volevo e ho capito velocemente che l'unico modo per raggiungere il mio obiettivo era quello di creare la mia band in studio. Quindi visto che non ho voluto sprecare il mio tempo con persone non motivate, e per il fatto che difficilmente ho trovato buoni musicisti, ho deciso di fare tutto da solo, scrivendo la musica, suonandola e registrandola.


Perché hai scelto di suonare Industrial Black Metal? Che cosa ti ha fatto pensare: questo è ciò che voglio suonare?

Sapevo già esattamente quello che volevo, l'unico problema era quello di raggiungere tale obiettivo, è stata solo una questione di come farlo.


Penso che in Francia la scena Industrial BM sia al top, alcuni nomi sono Black Lodge, oOo, La Division Mentale, Drastus, e molti altri... Che cosa ci puoi dire a riduardo dell'Industrial BM in Francia? Puoi suggerirci alcune bande provenienti dal tuo paese?

Questo è vero, in Francia abbiamo molte buone band Industrial. I più importanti sono gli Ad Hominem credo, anche se sono più black metal oriented, io la considero come una band Industrial.


Cosa ne pensi dell'odierna scena del metal estremo?

Siccome vado raramente ai concerti e non ho reali relazioni con la scena metal non conosco quella odierna. Io sono un piccolo nostalgico e passo il mio tempo ad ascoltare vecchie band. Ma trovo che alcune volte le cose nuove non siano tutte da buttare via.


Come scrivi una canzone? Puoi dirci qualcosa circa i testi? Mi sembrano molto particolari.

Non perdo tempo a cercare idee riguardanti la musica o i testi in quanto arrivano da sole, ma passo un sacco di tempo a registrare e arrangiare in modo che le canzoni suonino nel migliore modo possibile e siano maggiormente simili a ciò che ho nella mia mente.


Quanto è importante per te la relazione Regime/Musica?

Io sono solo ispirato da avvenimenti realmente accaduti, fatti storici come la politica, la guerra, le persone. Ho un grande interesse per vita della persone, che cosa hanno fatto nella loro esistenza, come e perché. E scrivo canzoni che parlano di questo.


Puoi citarmi le tue influenze (ho sentito un po' di sound Diabolicum in "Diktature", per il cinismo e l'approccio alla musica apocalittica) musicali e ideologiche?

Il fatto è che, quando ho creato N.K.V.D., ero lontano dal metal da alcuni anni. C'erano un sacco di band Industrial che io non conoscevo. Le mie ispirazioni erano più orientate verso gruppi come Type 0 Negative, Morbid Angel, Immortal, Laibach piuttosto che alle bande Industrial Metal. Quando ho creato N.K.V.D. ho voluto fare di testa mia, con un suono come nessun altro, non ho voluto creare un progetto che suonasse come il duecentesimo Mayhem o Marduk.


Cosa ne pensi di "Diktature"? E delle dittature?

Quattro anni dopo la registrazione sono ancora orgoglioso di "Diktature". Naturalmente ci sono degli errori al suo interno, io non sono un ingegnere in studio e ho imparato un sacco di cose da allora, ma la brutalità, la crudezza e la quintessenza di N.K.V.D. erano lì. Per quanto riguarda le dittature, le trovo affascinanti sotto certi aspetti. Che cosa porta un uomo a voler governare un paese, a essere il padrone delle persone? Che cosa porta un uomo ad uccidere, a tradire per avere potere? Ma io non sono un fan della dittatura, non voglio viverci dentro. Libertà e uguaglianza non hanno prezzo.


L'Mcd "Diktature" è uscito nel 2007 e.v., il nuovo "Vlast" è in arrivo, puoi darci qualche notizia? Quali cambiamenti possiamo aspettarci in futuro?

"Vlast" porta idee nuove e ho reso il suono più preciso rispetto a "Diktature", ma con la stessa aggressività. "Vlast" contiene otto brani, due sono riregistrati da "Diktature". Voglio registrare cose nuove di N.K.V.D. in futuro, sono ancora ispirato.


Cosa stai facendo per preparare l'uscita e la promozione del disco?

Se ne occupa la mia label.


La mia visione di N.K.V.D. è come un'artiglieria sempre pronta, pulita e grigia brillante, una vera macchina da guerra; tu come vedi il tuo progetto?

Voglio che N.K.V.D. suoni brutale, freddo, oscuro e rumoroso. Ma io voglio che la brutalità esca dalle chitarre e dagli arrangiamenti, perchè è davvero facile creare un progetto di suoni brutali della sola batteria.


Cosa ci puoi dire della tua vita al di fuori di N.K.V.D.?

Faccio un sacco di sport, sono un grande fan di Muay Thai, Kickboxing e sollevamento pesi. Ho una vita molto normale, tranne il mio lavoro, che è ciò che non è normale...


Puoi raccontarci la migliore e la peggiore esperienza con N.K.V.D.?

La peggiore è stata una label portoghese che ha pubblicato "Diktature" in tape, senza nemmeno inviarmene uno. Il meglio è tutto il resto.


Questo progetto è solo in studio o è possibile vederti dal vivo qualche volta?

Solo in studio, io non sono un grande fan dei concerti. Ma forse una volta suonerò live.


Che tipo di rapporto hai con i tuoi sostenitori?

Molto bello, non posso dire di avere molti sostenitori perchè ho pubblicato solo un mcd al momento, ma posso dire che alcune persone stanno seguendo N.K.V.D. fin dalla sua creazione.


Grazie per il tempo trascorso con noi, è tuo l'ultimo messaggio per i nostri lettori.

Grazie a voi per l'intervista, spero che non verrete ingannati da "Vlast".
E possa Peter Steele riposare in pace!

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MASSIVE SLAVERY


Informazioni
Autore: Mourning
Traduzione: Dope Fiend

Formazione
Jonathan St-Pierre - Voce
Joel St-Amant - Chitarra
Marc-Andre Barrette - Basso
Pierre-Alexandre Mercier - Batteria


Oggi qui con noi abbiamo i Massive Slavery, questa band ha appena pubblicato il suo debutto "Global Enslavement" quindi facciamoci dire qualcosa in più su di loro.

Ciao a tutti, Jon "The Prof" (frontman), è qui con voi per l'intervista.


Benvenuto su Aristocrazia Webzine, rompiamo il ghiaccio parlando di voi, come è nata la band? Ci puoi raccontare la vostra storia?

La band nasce nell'inverno del 2009. Joel St-Amant (chitarra, ex-Descent Into Nothingness) e Marc-André Barrette (basso, ex-Paroxysm) stavano lavorando nello stesso luogo e cominciarono a parlare della creazione di una nuova band. Hanno contattato Pierre-Alexandre Mercier (Batteria, ex-Decrepity) per unirsi a loro e subito dopo hanno iniziato a comporre e suonare musica per i successivi due mesi, mentre erano in cerca di un frontman.
Finalmente alla fine di agosto 2009, la loro scelta cadde su Jonathan St-Pierre per completare la line-up e avviare il processo di messa a punto e registrazione del primo album, "Global Enslavement", presso i Northern Studio con il produttore Yannick St-Amand (Despised Icon, Beneath the Massacre, Neuraxis).


Voi suonate un metal moderno devoto all'impatto e alla melodia, ma diversamente da altri gruppi di questa ondata ho notato una personalità più spiccata (ho anche menzionato i Neuraxis come linea guida nella recensione) e una visione più solida. Quanto è utile l'esperienza acquisita suonando con altre band?

Questa è una cosa molto importante. Fatta eccezione per me, gli altri tre membri fondatori hanno suonato in gruppi noti nell'underground della provincia del Quebec (Canada). Hanno acquisito una notevole esperienza e credo che questo sia il motivo per cui i Massive Slavery hanno creato subito un sound forte e solido. Questa maturità ci ha aiutato a lavorare rapidamente al nostro primo album (registrato solo quattro mesi dopo che la line-up era stata completata). Abbiamo una visione più realistica e con i piedi per terra della musica metal, e abbiamo dato vita alla band sapendo esattamente che tipo di musica volevamo fare.


Quali sono le principali fonti da cui traete ispirazione per il vostro sound? Ci sono bands, anche non-metal, che vi influenzano nel processo di composizione?

Siamo stati ispirati da un tipo di metal più moderno, influenzato dallo stile "svedese" di death metal melodico, mescolato ad un tipo di death metal più aggressivo e brutale, con un tocco dolce di influenze hardcore.
Un fatto importante circa l'ispirazione della band è che tutti nel gruppo siamo arrivati con un diverso background e diverse influenze musicali. Credo che questo ci abbia aiutato a definire con chiarezza il nostro sound e anche il tipo di musica che volevo fare.


Penso che "The Denial Of Man's Regression" e "Global Enslavement" rappresentino perfettamente la vostra musica, molto equilibrata sul piano tecnico, ma anche nell'orecchiabilità, come create una canzone? Fate delle sessioni di composizione in cui ognuno ha il suo ruolo o siete più istintivi quando scrivete una canzone?

Il processo di scrittura di "Global Enslavement" è stato davvero semplice. Joel è un songwriter impressionante, ha scritto la linea guida di chitarra per ogni traccia prima, e dopo poi noi abbiamo composto e lavorato alle nostre diverse parti da combinare e basta.
Tutti nel gruppo hanno composto e lavorato alle proprie parti, ma sempre seguendo la struttura principale delle canzoni guidati dal lavoro chitarristico di Joel. Penso che questo sia un ottimo modo per scrivere un album, le linee guida fanno un album più completo alla fine. Penso che si possa vedere che "Global Enslavement" è un album che si evolve da una canzone all'altra, rendendo l'ascolto un'esperienza più completa per il fan.


I testi seri fanno di voi una band che guarda attentamente il mondo, quali sono i vostri temi principali? Ci puoi riassumere il messaggio dell'album?

"Global Enslavement" è un semi-concept sul fallimento epico della società moderna. L'intero album può essere descritto come una riflessione e una dichiarazione su alcune delle parti peggiori della nostra storia, con temi come la disinformazione dei mass media, la corruzione e gli abusi da parte dei grandi governanti del mondo, la schiavitù creata dall'esplosione delle nuove tecnologie e anche l'ascesa e la caduta di ogni tipo di religione. Ogni canzone è una riflessione o una critica sociale su alcuni importanti temi della civiltà moderna.


Le tue vocals sono davvero potenti, la performance è ottima. Ho notato che molti cantanti in questi tempi preferiscono essere qualcosa di più simile a un modello piuttosto che a un frontman, che cosa ne pensate di questa tendenza?

Hey grazie per questo commento che ho apprezzato molto! Io ho cercato di imprimere la migliore prestazione possibile su "Global Enslavement" ed è bello vedere che alla gente sia piaciuto quello che ha sentito!
Io mi considero un frontman e ad essere onesti non penso che nessuno meriti di essere considerato come un modello di comportamento, nemmeno un musicista. Le persone dovrebbero essere in grado di pensare con la propria mente e di seguire il proprio percorso nella loro vita, non prendere un cantante o un membro di un gruppo come modello e cercare di emularlo nella vita.
So che possiamo avere qualche sorta di influenza sulla gente, ma il mio obiettivo è quello di sensibilizzarli su ciò che succede intorno a loro, e farli preoccupare della condizione dell'umanità.


Per la produzione avete ingaggiato Yannick St-Amand, che ha lavorato anche con l'unica band Deathcore che mi sia mai piaciuta, i Despised Icon. Perché avete scelto lui?

Yannick è stato una scelta facile, perché ha già lavorato con alcuni dei vecchi progetti dei ragazzi come Descent Into Nothingness e Decrepity. Egli sapeva esattamente che tipo di musica volevamo mettere su cd e abbiamo un grande rapporto con lui. Il suo studio è a solo un' ora di macchina da dove viviamo quindi questo ha anche reso l'intero processo di registrazione molto più facile. In più, ha fatto un lavoro impressionante con band come Despised Icon, Neuraxis e Beneath The Massacre. Lui è un grande produttore e un ragazzo davvero forte, quindi siamo stati molto fortunati ad avere la possibilità di lavorare con lui.


Voi fate parte di una delle più belle scene musicali, quella canadese. Ci sono sempre molte bands e la qualità delle uscite è spesso elevata, com'è vivere in un paese come questo?

Vivere in Canada è una grande cosa, soprattutto nella provincia del Quebec (la parte di lingua francese del Canada). Viviamo in un paese vasto, a volte freddo, ma sempre accogliente. Il più grande problema di vivere qui è la distanza tra le città, dal momento che il Canada è il secondo paese più grande del mondo dopo la Russia, dobbiamo viaggiare per molto tempo prima di arrivare in posti importanti come Montreal e Toronto.
Possiamo dire che la scena canadese è divisa in due, la scena canadese, e la scena della provincia del Quebec. Ci sono un sacco di ottime band venute fuori da qui, come Kataklysm, Cryptopsy, Voivod e Obliveon. Questi gruppi hanno influenzato i decenni dopo e ora c'è una nuova generazione di grandi band che provengono da qui, come Neuraxis, Despised Icon, Martyr, Beneath The Massacre e molte altre ancora. Le scene metal del Canada e del Quebec sono davvero buone, e siamo davvero felici di farne parte.


Come sono i rapporti con le altre band? Avete degli amici con cui condividere il palco o con cui uscire che fanno parte della scena? Il metal è anche fratellanza, anche se molte persone l'hanno dimenticato.

Ci sono un sacco di amicizie nella comunità metal, specialmente nella nostra scena locale di Rouyn-Noranda, Quebec (capitale del nord della musica metal). I rapporti con le altre band della nostra scena sono molto buoni e consiglio ai vostri scrittori di dare un'occhiata a gruppi come: Archons, Decrepity, Cryptik Howling e Abitabyss.


Come è arrivato il contratto con Maple Metal e come promuovono l'album? Che cosa dice la gente in proposito? Sto parlando sia della critica che dei fan naturalmente.

L'accordo con la MMR è stato una completa sorpresa per noi. All'inizio, non avevamo nemmeno provato ad affidarci a un'etichetta per il nostro primo album. Stavamo pensando di autopromuoverlo e vedere cosa sarebbe successo in futuro. Abbiamo autoprodotto "Global Enslavement" sul mercato locale nell'aprile 2010 e l'etichetta ci ha contattato tramite il nostro Myspace per offrirci un contratto nel mese di maggio. All'inizio di giugno l'accordo è stato firmato con MMR e abbiamo ripubblicato l'album in tutto il mondo il 26 luglio.
Questa è una label giovane e piccola, come la band. Il loro altro act importante sono gli italiani Subhuman, con il loro primo album "Profondo Rozzo". Così siamo tutti in crescita e in continua evoluzione insieme alla label e ci auguriamo che la collaborazione continui a dare altri risultati positivi!


Ho capito che la parte live non è facile, non è così semplice spostarsi dall'area del Quebec in cui vivete. Comunque, avete un'esperienza che non dimenticherete mai? E come fu la notte in cui avete introdotto "Global Enslavement"?

Il nostro primo live in aprile 2010 per l'uscita indipendente del nostro album nella nostra città di Rouyn-Noranda è stato semplicemente meraviglioso. Si può chiedere un concerto più grande per un primo show e un live per l'uscita del disco allo stesso tempo?
Lo show è stato sold out (400 fans pazzi) e l'energia era incredibile. Il caldo era enorme e penso che non abbiamo mai sudato tanto nella nostra vita. I fan del metal in zona Rouyn-Noranda/Abitibi dove viviamo sono semplicemente stupefacenti. Abbiamo portato più di 400 persone per il live in una città di 40.000 persone, quindi non possiamo chiedere di più!
Ci sono alcune immagini dal vivo su YouTube se volete vedere un po' di ciò che è l'esperienza Massive Slavery dal vivo.
Posso anche dire che le riprese per il nostro primo video musicale, alla fine di ottobre è stata un'esperienza indimenticabile. Abbiamo lavorato con il produttore Chad Archibald e Black Fawn Films (produttore di video musicali per band come: Eye Set To Kill, Baptized In Blood, Blue Felix, Arise And Ruins, Swoolen Members e tanti altri).


State preparando qualche concerto? Vi vedremo in giro per l'Europa o rimarrete nella vostra zona per il momento?

Un giorno di sicuro ma non adesso, il nostro obiettivo principale è quello di girare il Quebec e il Canada innanzitutto. Il mercato qui è molto ampio e non lo abbiamo ancora sfruttato molto.
Ma dal momento che il nostro batterista Pierre-Alexandre ha ufficialmente lasciato la band alla fine del mese di ottobre, ci stiamo ora concentrando sulla ricerca di una sostituzione o di un session per segnare qualche concerto sulla mappa. Vi terremo aggiornati su questo!


Come è la vita al di fuori della band? Hobby, lavoro, cosa vi ha fatto sognare di suonare metal? Di solito le bands suonano solo per passione, perché il denaro non può essere la ragione principale dal momento che non si guadagna così tanto.

La vita al di fuori della band è assolutamente normale, ma siamo tutti ragazzi molto occupati. Tutti abbiamo famiglia e lavoro a tempo pieno quindi i Massive Slavery sono una band seria, ma non la principale priorità nella nostra vita in questo momento. Non siamo pronti a dare tutto solo per fare qualche tour e cose del genere. Vogliamo spingere e promuovere la nostra musica il più possibile, senza sacrificare tutto quello che abbiamo. Amiamo il metal e amiamo la musica, ma siamo anche realisti, quindi abbiamo voglia di divertirci prima di tutto e poi solo di vivere questa esperienza fantastica con tutti i nostri fans.
Personalmente, al di fuori della band io lavoro come insegnante di scuola superiore di storia/geografia (ecco perché mi chiamano Jon "The Prof") e sono un grande fan del Poker, della musica di ogni genere e dei videogiochi.


Quali sono i vostri obiettivi per il futuro?

Rilasceremo il nostro primo video musicale di "Humanity's Last Hope" prima della fine di novembre, e la stessa canzone sarà inoltre presente nel gioco Rock Band, attraverso il Rock Band Network. Ci impegneremo a fondo per continuare la promozione di tutto quanto nel prossimo paio di mesi, e continueremo la caccia ad un nuovo batterista. Speriamo di tornare presto sul palco nel 2011 e fare un paio di concerti in tutto il Canada.


Grazie per il tempo trascorso con noi, l'ultimo messaggio per i nostri lettori è da parte vostra.

Se volete maggiori informazioni sulla band, visitate la nostra pagina su MySpace all'indirizzo www.myspace.com / massiveslavery e anche la nostra pagina ufficiale su Facebook: www.facebook.com/ # / pages/MassiveSlavery/205503389299!
Inoltre, tenete d'occhio per il nostro primo video musicale di "Humanity's Last Hope" nel mese di novembre la nostra pagina ufficiale su YouTube all'indirizzo www.youtube.com / massiveslavery.
Lo stesso brano sarà disponibile anche su Rock Band Network attraverso Rock Gamer Studios da metà dicembre a soli 1,99$
Infine, voglio ringraziare voi e i vostri lettori in Italia, siamo molto entusiasti per il vostro sostegno e l'interesse verso i Massive Slavery, apprezziamo molto! Speriamo in un tour un giorno con i nostri compagni di label Subhuman in tutta Italia, quindi rimanete sintonizzati se verremo in Europa un giorno potreste essere i primi a venire visitati!

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