lunedì 12 luglio 2010

BLACK LAND - Extreme Heavy Psych


Informazioni
Gruppo: Black Land
Anno: 2010
Etichetta: Blood Rock Records
Contatti: www.myspace.com/blackland
Autore: Mourning

Tracklist
1. Psych N.1
2. Black Wizard
3. Life And Death
4. Drowning Deeply
5. R'N'R Bite
6. Holy Weed Of The Cosmos (The Great Ritual)
7. From The Black To The Rainbow
8. Victims Of The Cast

DURATA: 55:30

La scena doom romana nelle sue varie sfaccettature si sta dimostrando florida più che mai in questo periodo, dopo aver avuto Doomraiser, Void Generator, Black Rainbows e The Foreshadowing è ora il rientro dei Black Land a trovare spazio meritato sul nostro sito.
La band si presenta con il nuovo "Extreme Heavy Psych" a distanza di quattro anni dal debutto "Evil Of Mankind", unico intermezzo fra i due lo split dell'anno passato che li vedeva collaborare con i Kill Easter Rabbit.
La line-up è composta da musicisti noti nell'ambiente musicale in cui si muovono, i quattro componenti di per sé sono una più che buona garanzia di qualità, Nicola "Cynar" alla batteria, Daniele "Pinna"Amatori al basso, Willer Donadoni voce/chitarra e Manuele "Catena" Frau non sono di sicuro nomi nuovi a chi segue il genere.
Il disco prodotto dalla Blood Rock Records già prima d'essere inserito nel lettore, con un solo sguardo all'artwork, vi fornirà una indicativa quanto chiara dichiarazione d'intenti da parte della formazione, anni Settanta, psichedelia, influenze desertiche, un approccio decisamente figlio di Black Sabbath e Pentagram che con il contributo di nipotini illustri come Kyuss, Fu Manchu, Electric Wizard, Cathedral e Saint Vitus ha contribuito a crearne il sound (inutile inserire altri act tanto vi verranno in mente).
Le otto tracce presenti nel lavoro hanno quindi bisogno di essere vissute e ascoltate con un rilassante trasporto, lasciatevi alle spalle i problemi della giornata e date via al corso con l'opener "Psych N.1".
La canzone (episodio che li rappresentava nello split precedentemente nominato) prende piede sulla lunga distanza, dopo i minuti iniziali strettamente legati alla forma trip dove lo psych la fa da padrone muta dando sfogo a uno stoner rock energico.
Se alla base le premesse sembrano essere più che buone, con la successiva "Black Wizard", uno fra i migliori brani del platter, verranno confermate virando però su scelte più heavy, i chitarristi hanno piena libertà e la sfruttano irrobustendola con una prova personale, il che non guasta di sicuro.
"Life And Death" è un bel pezzo di stoner rock, c'è sempre lo spettro doom ad appesantirlo ancorandolo alle atmosfere scure, cosa che lo ricollega in parte al movimento progressive più tetro degli anni Settanta che vedeva nella rappresentazione musicale del maestro Antonio Bartoccetti (Jacula) uno dei più illustri quanto riusciti esempi d'arte di sempre (nonchè precursore di svariati filoni alternativi), "Drowning Deeply" non aggiunge nulla invece a ciò che sinora c'ha allietato, si mantiene su territori già solcati, discreta, un brano d'assestamento tanto quanto una "R'n'R' Bite" che come il titolo fa intendere direziona il tiro verso l'ambito più rock'n'roll addicted.
E' con "Holy Weed Of The Cosmos (The Great Ritual)" che ci si pone all'orecchio un cambio inaspettato, canzone strumentale, aperture spacey in stile Hawkwind, percussioni e gong a sostegno di quel sentore mistico/tribale, una vera chicca spezza ritmi, ha il suo controaltare nella successiva "From The Black To The Rainbow" (ogni volta che spunta il campanaccio è orgasmo) nettamente più animata e forte di una carica psichedelica meno simile al fiore di loto che conduce alla dimenticanza e più a un funghetto di quelli che vi rende vispi e sognatori.
Il disco si chiude con "Victims Of The Cast", la scelta non poteva essere più indovinata, la qualità alta della composizione rimanda direttamente all'altro momento picco: "Black Wizard", è quindi un finale in crescendo ciò che c'attende.
I Black Land sono decisamente sulla buona strada per fare centro pieno, l'attitudine, il modo di esporsi dei brani, una produzione davvero buona e ciò che riescono a trasmettere sono quanto di meglio ci si possa attendere da un album come "Extreme Heavy Psych".
C'è un punto da curare, è quello della definizione del sound, bisogna mettersi più in gioco chiamando meno in causa il passato, quel tocco personale che si nota in alcuni frangenti, trovando un suo spessore costante, permette loro di distaccarsi dalle scelte canoniche usate abitualmente e potrebbe favorirne una definitiva consacrazione ad alti livelli.
Per ora non posso far altro che consigliare l'acquisto del disco agli amanti del genere, l'Italia conferma così ancora una volta il proprio ottimo stato di salute nello stile, i Black Land fanno parte di questo movimento che ci tiene aggiornati a suon di lavori che meritano il vostro ascoltare, non vi resta altro che metterlo su e: che la musica dia il via alle danze!

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