mercoledì 2 dicembre 2009

SKYCLAD - In The...All Together


Informazioni
Anno: 2009
Gruppo: Skyclad
Etichetta: Scarlet Records
Autore: ticino1

Tracklist
1. Words Upon The Street
2. Still Small Beer
3. The Well-Travelled Man
4. Black Summer Rain
5. Babakoto
6. Hit List
7. Superculture
8. Which Is Why
9. Modern Minds
10. In The… All Together

DURATA: 34:48



Armato di tanta voglia, mi accingo a scrivere una recensione sul nuovo disco di un gruppo che ha risvegliato il mio interesse da poco. Per anni sentii nominare questa band in binomio con il termine “folk”. Proprio questa definizione mi trattenne lungamente dall’ascolto. Peccato. Sono un grande amante dei canti e musiche da pub inglese e avrei dovuto immaginare che gli Skyclad meritassero una possibilità. Questa critica è un mezzo per riabilitarmi. Diciannove anni di storia, una lista infinita di uscite, che hanno portato a pochi cambiamenti di personale. L’uscita più importante è stata sicuramente quella di Martin Walkyier, sostituito da Kevin Ridley alla voce. Con sorpresa scopro che il gruppo non è ancora morto nel 2009, ma addirittura attacca i timpani del pubblico con “In The All Together”, che proprio ora inizia a ruotare nel mio stereo. L’entrata è, dopo una sorpresina (lascio a voi scoprirla), come me la aspetto da questi inglesi: aggressiva e con un tocco di melodia. Che sento? La voce non è più solo “tranquilla” ma varia con passaggi rauchi e graffianti. Gli inni e i riff tipici per la cultura dei pub britannici si seguono e si rincorrono nelle canzoni, incitando a comandare ancora un pint di ale. Non mi aspettavo niente di nuovo, solo divertimento e canzoni accattivanti. Malgrado ciò nei pezzi scopro di tanto in tanto tentativi di intrecciarvi l’insolito. Non molti tentativi, ma abbastanza da risvegliare l’attenzione dell’ascoltatore. Alcuni pezzi, come Black Summer Rain, saranno molto apprezzati dai tradizionalisti che amano hard rock lineare, basato su riff blues e con assoli genuini. È interessante vedere come questo gruppo riesca a fondere diverse influenze e idee nel suo crogiuolo di creatività, colando così un pezzo di metallo con il tipico marchio DOC Skyclad. L’unica pecca è il calo di qualità dei pezzi verso la fine del CD, che mi fa pensare a una mancanza d’idee. Questo calo potrebbe mostrarsi fatale nel futuro della band. Come detto sopra, questo disco non offre nulla di nuovo, ma solo un’enorme porzione di divertimento, un pizzico di malinconia e inni da cantare a squarciagola con una birra in mano… È la colonna sonora ideale per i festival estivi. Waiter, one more please!

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