mercoledì 2 dicembre 2009

AMOK - Downhill Without Brakes





Informazioni
Gruppo: Amok
Anno: 2008
Etichetta: Witches Brew
Autore: Mourning

Tracklist
1. Murder City
2. Sectioned
3. False Flag
4. Global Hangover
5. Downhill Without Brakes
6. Intervention
7. Thrash Island
8. Kill The Gestapo

DURATA: 40:11



Vengono dalla Scozia ma come tanti son cresciuti a pane e thrash d’oltreoceano, nel revival che ha ormai colpito il Regno Unito dove han messo la testa fuori realtà di discreto valore come Evile, Pitful Reign e Gama Bomb questi ragazzi scelgono di andare su uno stile più classico legando le loro peculiarità sonore ad un’accoppiata che ha come base principale gli Anthrax e rimandi ai Forbidden.
Otto brani che riportano indietro le lancette ai tempi del binomio “Spreading The Disease”/”Among The Living” con quella sana voglia di puro e scatenato divertimento che la formazione di Benante & soci ha sempre cercato d’infondere alle release spesso usando come arma l’ironia riuscendo a trattare temi seri con estrema semplicità d’impatto.
Un piccolo viaggio che nelle otto stazioni da cui è formato rimanderà continui deja vù sin dall’opener e che non mi sento d’esaminare track per track dato che ritengo il disco un’opera degna d’ascolto nel suo complesso.
Non ve n’è bisogno anche perchè chi è avvezzo a tali sonorità non troverà nessuna difficoltà d’accesso nel metterlo on air, certo Stephen “Macho” Matulewicz non è Joey Belladonna ha però un approccio spontaneo e talmente sincero ai brani da riuscire a comunicare cosa oggi poco diffusa a mio personale modo di vedere.
La stessa costruzione dei brani vede un gran lavoro e conoscenza approfondita dello stile da parte dei due chitarristi Greg Corlett/Calum Henderson, non si fanno pregare in fase solistica lanciandosi in dei buoni solos che abbelliscono il platter.
Le basi hanno quel gusto e quella prestanza che la coppia Benante/Bello era consueta offrire certo come qualità devono ancora migliorare gli emuli Keith Henderson/Jamie Bremaneson ma la formazione in genere sembra avere le giuste basi per poter andare oltre questo muro (voluto o meno) di ricordo anthraxiano per creare qualcosa dove si senta più una specifica personalità (sempre che lo si voglia è logico).
Punto a favore è anche una produzione buona ma non pulitissima che dà quel tocco old senza guastarne lo scorrere o esser di fastidio all’ascolto.
In poche parole ci si trova dinanzi ad una band che ha prodotto un disco di fottutissimo thrash come si comanda, se si ama il classic un ascolto ai ragazzi è d’obbligo!

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